Questa mattina a palazzo De Nobili la conferenza stampa di presentazione coordinata dal presidente Antonio Ludovico, affiancato da Antonio Battaglia e Francesco Grande, tra i fondatori del Comitato
28 novembre 2022 18:20di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Lo avevamo appreso durante la puntata di C'MON EAGLES, dello scorso 17 novembre, della nascita del Comitato "Stadio allo Stadio".
Ne aveva dato annuncio il nostro ospite Antonio Ludovico, poi eletto presidente del Comitato, che questa mattina, a palazzo De Nobili, ha coordinato la conferenza stampa di presentazione.
Accanto a lui, Antonio Battaglia e Francesco Grande, tra i fondatori del Comitato "Stadio allo Stadio".
Ludovico, nel presentare la proposta, ha rilanciato il tema dello stadio Ceravolo in tutti i suoi aspetti riproponendone la ristrutturazione complessiva nell'ottica di un rilancio della zona nord anche e soprattutto in previsione di campionati di calcio di categoria superiore.
Ludovico ha fatto sapere che il Comitato farà da pungolo sull'amministrazione affinchè ogni tipo di lavoro che sarà effettuato al Ceravolo, sarà pensato e realizzato in funzione di una più ampia ristrutturazione dell'impianto.
"La nostra non è una proposta arrogante - afferma il presidente - non vogliamo che questa si trasformi in una guerra di quartiere o di religione. Godiamoci questo momento e facciamo in modo che non si verifichino più scempi come la palazzina che a mio avviso se ci fosse stato questo Comitato avrebbe fatto di tutto per impedirne la sua realizzazione".
Dopo di lui Battaglia ha affermato che lo stadio Ceravolo "può avere una funzione moderna al servizio del quartiere, della città e del Catanzaro calcio. Una struttura raggiungibile comodamente da tutti. La sua delocalizzazione riteniamo che non porti benefici alla città".
Po dice: "Siano convinti che il rilancio della città passi anche da uno stop allo svilimento de ruolo del capoluogo e del centro di Catanzaro. Ci sono esempi di stadi, non per forza Londra a o Madrid, collocati nei centri urbani che funzionano bene sia per eventi sportivi che per la vitalità dei luoghi in cui essi risiedono".
Secondo il professionista "Catanzaro si è aperta alla regione com'è giusto che sia ma di contro non ha avuto alcun beneficio. A Catanzaro si viene, si lavora ma non si lascia nulla. Basti guardare la cittadella regionale e l'Università collocate a Germaneto. Gli studenti che ora stanno a lido prima stavano nella parte alta della città".
Una programmazione omogenea del territorio "è il punto forte della nostra proposta di ristrutturazione del quartiere e di rigenerazione urbana in una zona importante per l'economia della città".
Dal canto suo, Grande afferma che dopo decenni di studi sul Ceravolo ci sono due anime che separano la tifoseria: c'è chi crede nella ristrutturazione del vecchio Ceravolo e chi invece vorrebbe la costruzione di un nuovo stadio fuori dalle mura cittadine: siamo ad un bivio. Noi riteniamo che la ristrutturazione del Ceravolo si può fare".
E spiega: "Il futuro del'Us Catanzaro 1929 deve essere centrato su alcuni numeri. La Figc chiede uno stadio di 16mila posti per fare la Serie A e attualmente il Ceravolo ne può contenere 14mila e seicento. Ci mancherebbero mille e 500 posti per essere in regola ma chiaramente va ripensato tutto in un'ottica diversa".
E' pur vero che "il target per una squadra di provincia che si affaccia in Serie A non supera la soglia dei 20mila. L'area del Ceravolo può contenere quelle cifre e non avremmo uno sbilancio di 10mila posti. Di contro - prosegue il tecnico - fare uno stadio nuovo comporta di non poter godere di tutta una serie di deroghe di cui oggi il Ceravolo può invece godere".
Farne uno nuovo altrove "richiede spazi incredibilmente più grandi e intorno all'area di Germaneto o Barone dove si pensa di poterlo edificare non esistono gli ettari necessari, nè sul pubblico nè sul privato, per fare questo tipo di lavoro. Non ci sono gli spazi, e quand'anche ci fossero, sarebbe un'opera molto più costosa e molto più lunga. Vorremo che ci si convincesse della concretezza della nostra idea: Il Ceravolo non è una scelta di cuore ma più che altro razionale concreta e quasi obbligata".
E ancora: "In passato ci sono stati interventi insufficienti e costosi ma è pur vero che sono stati dettati dall'emergenza in osservanza al mutamento del quadro normativo per avere l'omologazione. Anche la palazzina che andrà comunque ricontestualizzata nell'ottica di un progetto più organico, risponde ai requisiti richiesti per avere l'ok per giocare in Serie B e forse anche i Serie A".
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