di MONS. GIUSEPPE SCHILLACI*
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
presbiteri, diaconi, seminaristi, religiosi e religiose, fedeli tutti, auguro a voi un Natale sereno, pieno di gioia, di pace e di amore per le vostre vite e quella dei vostri cari. Buon Natale a tutte le famiglie, agli anziani, in particolare ai malati e a tutti i sofferenti nel corpo e nello spirito. Auguro un Natale ricco di ogni bene, impegno, opportunità e rinnovata speranza ai giovani, ai ragazzi e ai bambini. Buon Natale a tutte le donne! Buon Natale a tutti, nessuno escluso, in particolare ai poveri, ai disoccupati, ai forestieri, agli invisibili; a tutti il Natale del Signore porti gioia, luce, ascolto, bontà, consolazione, fiducia, speranza, amore… Non dimentichiamo, se ce ne fosse bisogno, che Natale è Gesù, il Salvatore, l’Emmanuele, il Dio con noi! Alla sua luce è nostro desiderio camminare tutti insieme con gioia…
La Chiesa tutta è stata chiamata a vivere un tempo di cammino sinodale; anche la nostra Chiesa che è in Lamezia Terme ha mosso i suoi primi passi in questo cammino. Viviamo questo tempo come un vero evento di grazia: un dono dello Spirito Santo fatto a tutti i credenti in Cristo. Questo dono vorrei si estendesse, con l’impegno di ciascuno di noi, oltre i confini delle nostre chiese e delle nostre comunità e raggiungesse tutti, uomini e donne, confortati dal fatto che, seppur provati, affaticati, smarriti e stanchi, ognuno di loro porta e coltiva in sé nel proprio cuore, passione per la verità, ricerca di senso, desiderio grande di giustizia, di amore, di pace, di felicità. Non riesco ancora ad immaginare un uomo o una donna del nostro tempo che abbia smesso di chiedersi il perché, primo e ultimo delle cose, che abbia finito di farsi domande vere, che abbia abbandonato sogni reconditi, desideri profondi, su tutto ciò che investe la vita intera e il suo significato in tutte le sue molteplici dimensioni ed espressioni. Sono queste domande, questi sogni, questi desideri che, come discepoli del Signore, vorremmo saper intercettare ed ascoltare con dolcezza, parresia e rispetto di tutti. Cominciamo da questo Natale. Natale in sinodo; Natale in cammino tra di noi e con tutti…
La Chiesa, sia a livello universale che a livello particolare, è stata chiamata a pensarsi sempre di più come costitutivamente sinodale. La sinodalità non sia per noi soltanto un bel concetto da precisare, un’idea da esporre o manifestare, ma uno stile di vita da incarnare: questo è il cammino! Un cammino sinodale che desideriamo vivere non tanto come un evento eccezionale, transitorio, occasionale, ma ordinario, feriale, permanente. La Chiesa è chiamata ad essere continuamente in sinodo, cioè sempre in cammino, perché questa è la sua natura costitutiva. I cristiani non sono stati forse chiamati fin dall’inizio “quelli della via” (cfr. At 9, 2)? La via, certo, è Gesù Cristo! Il cammino è Lui! Il nostro essere Chiesa è camminare insieme dietro di Lui, il Signore della nostra vita. La Chiesa mostra così il volto di una comunità di discepoli che seguono Gesù Signore, mite, umile, paziente, servo, povero; una comunità di discepoli non chiusa e ripiegata in sé stessa, ma sempre in uscita, che vive di quella sana inquietudine che proviene dal Vangelo. Il Vangelo, infatti, rimane il nostro fondamentale e costante riferimento; è il nostro concreto programma di vita con il quale rapportarsi sempre, per questo come discepoli siamo chiamati a continua, incessante e permanente conversione perché la nostra vita assuma sempre più la forma evangelica: la vita dei singoli e delle nostre comunità.
Noi discepoli della Chiesa che è in Lamezia Terme, consapevoli dei nostri limiti, ma anche delle tante risorse di cui siamo in possesso, vogliamo con tutte le nostre forze metterci in cammino, con tutta la Chiesa, per ascoltare più attentamente quello che lo Spirito ci dice; la docilità allo Spirito Santo è la condizione imprescindibile per provare ad ascoltarci tra di noi e per ascoltare tutti: la nostra gente, le nostre comunità, il territorio, le associazioni, le istituzioni, senza dimenticare nessuno, i poveri in primo luogo e quanti sono ai margini del nostro vivere ecclesiale e sociale. Ascoltiamo cosa lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, ci dice a partire da questo Natale, segnato ancora da questa pandemia che attanaglia tutti, provocando tanto lutto, dolore, sofferenza. Ascoltiamo! Facciamolo da veri discepoli, cioè lasciandoci raggiungere dalla Parola del Signore, che illumina, rallegra, salva, perché colma mente e cuore, ma nello stesso tempo scuote, inquieta e ci smuove, invitandoci a non adagiarci e a metterci decisamente e seriamente in cammino. Sì, cari fratelli e sorelle, cerchiamo e proviamo a ritrovare la vera direzione di marcia ed offrirla a tutti con grande senso di fiducia, speranza, amore: è il Signore che viene a salvarci! È sempre Lui a prendere l’iniziativa. La sua è una iniziativa di amore. Lasciamoci quindi coinvolgere dal suo e nel suo amore per ritrovare entusiasmo, forza, vitalità, creatività: nutriamoci di questo suo smisurato, infinito, gratuito, amore che sa solo dare, accogliere, abbracciare, promuovere e integrare, mai respingere, rifiutare e scartare; viviamo di questo, in questo e per questo amore, offriamolo con semplicità, gioia e fraternità a tutti. Lasciamoci generare dall’amore per essere anche noi generativi nell’amore. Gesù rimane sempre la buona e bella notizia di cui tanto, oggi, tutti noi avvertiamo necessità e urgenza, per una sua accoglienza più vera e per suo annuncio più credibile. Lui è la nostra gioia!
Il Natale sia, nonostante tutto, ancora e sempre gioia. La gioia grande che abbraccia, stringe, circonda e attraversa tutto l’universo, tutta l’umanità: il verbo di Dio si fa carne e viene ad abitare tra di noi (cfr. Gv 1,14). Il Natale che vorremmo annunciare, celebrare e vivere quest’anno non si lasci distrarre e sedurre dalle tante cose effimere e passeggere che la mentalità di questo mondo propone e impone al nostro modo di sentire e di pensare; nella nostra vita quotidiana, durante le attuali festività natalizie, proviamo, invece, a scegliere l’essenziale, con la verità dei nostri incontri e delle nostre relazioni umane, accettando, senza chiusure e paure, anche il confronto aperto, schietto, sincero, tra di noi e con gli altri, dove sempre, se ci è concesso di saper leggere dentro, di scrutare a fondo e di discernere, nelle nostre esistenze e in quelle degli altri, si lascia intravedere il mistero di un Dio che continua a farsi uomo. Nel mistero dell’incarnazione contempliamo Dio che è venuto incontro all’uomo una volta per sempre; ma in Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo, Dio non finisce mai di venire incontro e di mettersi in relazione con ogni creatura vivente. Il Natale che vorremmo è quello del Signore, che non si lascia vincere dalle tristezze, dalle paure e dalle angosce, che ogni tempo e ogni vita riserva; il Natale che vorremmo è sempre Lui, il Signore Gesù, la gioia e la luce vera che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,9). Il Signore è luce che irrompe anche nel cuore della notte più scura; lì dove nessuno mai potrebbe immaginare bagliore che rischiari il buio di una vita, che può essere la mia o quella degli altri, proprio lì, il Dio di Gesù Cristo ci sorprende con lo splendore gentile della sua luce: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna” (1 Gv 1,5). Il Natale del Signore porta il sigillo di questa immagine umile, nascosta, suggestiva, reale, illuminante, consolante: la Vergine Maria “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2,7). È il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio, avvolto in fasce e posto in una mangiatoia. Questo è Natale! Stupore, incanto, contemplazione, comunione, partecipazione, missione, cammino, se solo ci lasciamo raggiungere dalla bellezza di questo avvenimento, ecco cosa può accadere, nella nostra esistenza personale e comunitaria, dinanzi al e nel mistero di Dio che rivela tutta la sua grandezza nell’umiltà. Abbiamo solo da imparare da questo stile per la nostra vita, per le nostre comunità, per le nostre variegate, non di rado creative, ma soprattutto faticose prassi pastorali. Rallegriamoci della luce radiosa di Gesù Cristo che avvolge tutti, soprattutto chi dimora nella notte più oscura, più tenebrosa e più tormentosa. È la sua luce che illumina le tenebre e le vince! (cfr. Gv 1,5). Quanto bisogno di luce abbiamo in questo nostro tempo che abitiamo e attraversiamo. Quanto bisogno di Te Signore! Guidaci Tu, Signore, luce gentile… (cfr. J.H. Newman). Vieni Signore, dona questa tua luce, a noi e a tutti, perché possiamo vedere verso dove, verso chi e come andare, con gioia sempre!
Il Natale che vorremmo in questo tempo di cammino sinodale, pervaso sempre più da grande gioia e luce, si fa proposito, per ciascuno e per tutti insieme, di esercizio concreto di ascolto, per provare e riprovare continuamente, cercare e ricercare senza stancarci, “di vivere la dinamica tra vita e pensiero con occhi che ascoltano” (Papa Francesco in occasione dei 170 anni di fondazione della Civiltà Cattolica). Raccogliamola, tutti, la sfida della difficile arte di ascoltare a diversi livelli, partendo dal basso. Dalle nostre comunità parrocchiali, ai diversi gruppi, a tutti i fedeli, da quelli assidui a quelli meno assidui alle nostre celebrazioni o ai nostri incontri di catechesi e quant’altro…; cerchiamo di ascoltare anche le persone che non sono vicine alle nostre realtà ecclesiali. Ascoltiamo tutti! Assumiamoci tutti questo compito, faticoso, arduo, difficile, ma entusiasmante, rigenerativo, a partire da questo Natale: cominciamo semplicemente ad ascoltare. Prendiamoci soprattutto del tempo per ascoltare sia a livello personale che a livello comunitario, ricercando momenti di silenzio e ascoltiamo prima di tutto la Parola di Dio. Leggiamo senza fretta un brano del Vangelo, del giorno, della domenica... Prendiamoci in mano, per esempio, il Vangelo di Luca col quale abbiamo iniziato il nuovo anno liturgico e che ci accompagnerà lungo l’arco di quest’anno. Ascoltiamo da soli, ma soprattutto insieme la Parola di Dio. Tutto questo perché ci ricordiamo che siamo chiamati a diventare Chiesa che ascolta, discepoli che ascoltano. Ed allora diamoci del tempo, non lasciamoci prendere dalla fretta, dalla frenesia, rallentiamo i nostri ritmi pastorali, fermiamoci soltanto per ascoltare. Ascoltare Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Ascoltiamo Lui! Ascoltiamo il Signore che ci parla nella sua Parola, negli altri, nella nostra natura, negli eventi della nostra storia, nella nostra vita.
La Parola ascoltata ci porterà non solo a interiorizzarla, a meditarla, ma anche a pregarla e quindi a praticarla. Ascoltiamo e ascoltiamoci! Un esercizio costante di ascolto della Parola mette radici, porta frutto; nella Parola c’è il presupposto fondamentale e la sorgente per un ascolto attento, profondo, rispettoso, discreto, di noi stessi e degli altri, ma anche premuroso, fattivo, rigenerativo, creativo, concreto. Ascoltiamoci ed ascoltiamo senza stancarci…! Ascoltiamo sempre più i vicini, ma anche i lontani senza paura. Diamo a loro e a tutti la parola! Facciamo crescere nella nostra vita credente questa verità: ascoltiamo il Signore per ascoltare sempre più e meglio gli altri; ascoltiamo il Signore per ascoltare sempre più e meglio questo nostro tempo; ascoltiamo il Signore per ascoltare sempre più e meglio la nostra terra; ascoltiamo sempre più e meglio i poveri, gli scartati, i senza voce. Chi ascolta il Signore non può essere sordo al grido dei poveri e della terra ci direbbe papa Francesco. Come discepoli del Signore non possiamo essere insensibili e indifferenti alle ingiustizie, alle violenze, all’odio, alle discriminazioni di ogni genere. Dio vuole che tutti gli uomini e le donne siano salvi e giungano alla conoscenza della verità (cfr. 1 Tm 2, 4). Lasciamoci coinvolgere sempre di più dall’infinita compassione di Dio per ogni sua creatura, nessuna esclusa, perché il nostro cuore possa palpitare sempre di amore, di passione, di grande cura e premurosa attenzione per ogni essere vivente. Prendiamoci cura della bellezza del nostro territorio. Ciascuno pensi, per un istante, al luogo in cui è nato ed è cresciuto, i nostri borghi, le nostre città della Chiesa che è in Lamezia Terme, della nostra Calabria; senza chiusure o preclusioni guardiamo a tutto il nostro pianeta, alla nostra Italia, alla nostra Europa, al mondo intero, non dimentichiamo i paesi più poveri e più in difficoltà. Ascoltiamo con attenzione il grido di tutta la nostra terra!
Il Natale che vorremmo sia per tutti noi un tempo di riflessione, di contemplazione, ma anche di attenzione concreta agli altri, ai più piccoli, agli ultimi, a coloro che non riescono proprio a camminare come noi e con noi; sia un Natale di scelte che il mistero del Dio fatto uomo ci invita non solo a pensare ed elaborare, ma soprattutto a porre in essere, a mettere in pratica; il nostro camminare tragga ispirazione dal mistero del Dio di Gesù Cristo che incarnandosi si è degnato di venire incontro alla nostra umanità assumendola, tutta intera, nella sua complessità e interezza. Si è messo in cammino verso di noi, si è fatto uno di noi, pellegrino con noi nel tempo per dischiuderci l’eternità. Egli è venuto a prendere la mia, la tua umanità, quella di tutti senza escluderne nessuna; una umanità sempre più segnata da fragilità, ferite, miserie, peccati, povertà di ogni genere, ma che rivela anche grandezza d’animo, nobiltà, amabilità, bontà, verità, bellezza; la vita umana è sempre degna di stima, di valore, di protezione, di cura, di tenerezza, di compassione, di vicinanza. Tutto questo impariamolo da Gesù nostro Signore! Dio si è fatto uomo come noi per farci come Lui! È Lui, il Signore, che ci viene incontro perché anche noi siamo messi nelle condizioni di andare incontro agli altri e per imparare anche, umilmente, come andare incontro. Lui, il Signore, con infinita misericordia, si è messo in relazione con noi, ha messo noi in relazione con tutti, abbattendo ogni tipo di muro che parla di separazione, divisione, inimicizia (cfr. Ef 2,14). Impariamolo come si fa da Lui. Si impara sempre da Lui! Signore guidaci Tu, insegnalo Tu a noi. Tu, Signore, Maestro e Guida nel nostro commino. Insegnaci come si fa a camminare insieme, soprattutto fa’ che sappiamo guardare chi non ce la fa, perché indietro, sempre più indietro, per fatica, scoramento, paura, sfiducia, chiusura, indigenza, povertà... Signore non abbandonarci nella tentazione dell’indifferenza, dell’egoismo, del risentimento, dell’ostilità, dell’inospitalità, dell’odio, della violenza di ogni tipo, da quella verbale a quella fisica.
Si impara ad ascoltare come si impara a camminare insieme per andare incontro agli altri dandosi volentieri, di buon animo, la mano, come si fa tra persone vere, generose, aperte, sincere, semplici. Basta non chiudersi in sé stessi, nella propria autosufficienza, nel proprio io. Basta aprirsi al mondo degli altri per vedere come si dischiude un universo davanti a noi. Non ci manchi mai la capacità di stupirci di tutto e di tutti. Non ci manchi mai la capacità di aprire, avviare, processi e non occupare spazi (cfr. EG 223). Basta aprire porte e finestre dello spazio che occupiamo, non più bramosi del suo controllo e del suo dominio, perché la nostra vita si apra alle novità, alle sorprese, alle meraviglie: perché si aprano cammini, percorsi, sentieri, di gioia, di luce, di ascolto, di speranza, di salvezza. “Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno” (Is 35,8). Apriamo la nostra mente e il nostro cuore, tutta la nostra vita, a Dio, alla sua Parola, ma anche alle parole che giungono da coloro che ci stanno accanto o che ci vengono incontro; apriamoci anzitutto ai poveri che abbiamo sempre con noi (cfr. Mc 14,7). Diamo in primo luogo a loro la parola aprendo la strada del nostro cuore. Passo dopo passo, senza sosta, ma senza fretta, apriamoci e apriamo tutta la nostra vita, la vita delle nostre comunità, dei nostri gruppi, delle nostre Chiese. Lo Spirito Santo ci faccia sempre più docili, solleciti, miti, pazienti, umani, “fratelli tutti”. Mettiamo nel nostro camminare insieme al centro non noi stessi, ma gli altri, l’Altro. L’amore a Dio e al prossimo. Dio è amore! (1 Gv 4,6). Chi dimora nel suo amore, ama tutti, anche i lontani, i nemici. Memori del fatto che Dio ci ha amati mentre “anzitutto noi” eravamo ancora peccatori (cfr. Rm 5,8). È il Dio di Gesù Cristo, l’Amore, il significato primo e ultimo del nostro camminare. Lasciamo che sia Lui, il Signore, ad aprire e accompagnare, un passo dopo l’altro, il nostro camminare insieme: “Lampada per i miei passi è la tua Parola e luce sul mio cammino” (Sal 119,105).
Il Natale che vorremmo desideriamo celebrarlo e viverlo quest’anno con la giusta disposizione d’animo che prenda veramente sul serio la gioia grande del Vangelo, perché umile e piccola, che rifulge radiosa nella luce del Bambino Gesù, nato in una stalla a Betlemme. Contempliamo Dio che entra nella nostra storia non nei fasti del lusso, del prestigio e del potere, non nel clamore e nel frastuono di una società sempre più corrosa e frantumata da un individualismo radicale, esasperato, sfacciato, autoreferenziale, opulento, egoista, ma nel vagito fragile, umile, semplice, tenero, piccolo, povero, di un Bambino: “un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato” (Is 9,5). È Lui il Signore della nostra vita! Lui ci conceda di imparare sempre più l’arte di un ascolto vero e sincero della sua Parola per incarnala sempre più e meglio nelle nostre relazioni e nei nostri vissuti, ovunque e con chiunque nella nostra vita di discepoli, nelle nostre comunità, nelle nostre case, nella nostra terra di Calabria. Illuminati dalla fede, fortificati dalla speranza, animati dalla carità, camminiamo tutti insieme, affinché la gioia, la luce e l’ascolto del Vangelo, si traducano sempre più in amore concreto per i fratelli tutti, in particolare per coloro che non hanno niente di niente, da veri discepoli del Signore.
La beata Vergine Maria donna che gioisce pienamente nel Signore, donna colmata di grazia e di luce, splendente di bellezza, donna dell’ascolto umile, docile, paziente, donna che si mette in cammino con grande premura e attenzione alla sequela del Figlio suo Gesù, ci aiuti, ci custodisca, ci protegga e ci accompagni nel nostro camminare insieme ora e sempre. Amen!
* Vescovo di Lamezia Terme
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