Di seguito, l'intervento (tradotto in italiano) di Farzaneh Maleki - giovane donna afghana, alla quale il naufragio di Cutro ha portato via uno zio, una zia e tre cuginetti - letto durante il convegno "Lungo le rotte a due anni dalla strage di Cutro: respingimenti, mancato soccorso, criminalizzazione, scomparse. Quali diritti? Quale verità? Quale giustizia?" in corso all'Istituto Pertini-Santoni di Crotone.
"Il naufragio della nave a Crotone il 26 febbraio 2023 è ancora uno degli incidenti più strazianti degli ultimi tempi, e il ricordo di questa tragedia addolora il cuore di ogni persona sensibile. A bordo della nave c’erano molte famiglie e purtroppo più di 100 persone hanno perso la vita. Sono passati due anni da questa tragedia e ancora non è stato fatto nulla per aiutare le famiglie delle vittime.
Questa tragedia non è solo un incidente, ma riflette le politiche e l’indifferenza globale verso la condizione dei migranti. Queste persone, costrette a fuggire da guerre e crisi politiche, prendono nelle mani le loro vite e quelle delle loro famiglie, e si affidano al mare, perché in molti paesi la vita sulla terraferma è molto più pericolosa di un barcone della morte. Per nessun padre è facile decidere di migrare quando sa che questo cammino porta con sé migliaia di pericoli, con solo il 50% di possibilità di arrivare a destinazione, e il restante 50% che porta alla morte.
Purtroppo, queste persone sono solo le vittime di politiche che, invece di aiutarle, le spingono verso la morte. Noi, come famiglie che hanno perso i propri cari, facciamo una richiesta affinché questa questione venga affrontata seriamente e vengano adottate misure concrete per sostenere queste persone.
Tra le tragedie più grandi, c’è quella di Asad, un ragazzo siriano che ha perso il fratello tra le sue braccia. Questa tragedia è indescrivibile e le parole non possono esprimere la profondità del dolore. I momenti in cui Ahmed ha visto suo fratello morire tra le sue braccia sono il ricordo più doloroso e senza fine non solo per lui, ma per tutte le persone che sono state colpite da questo incidente. Asad rappresenta tutti coloro che hanno perso la vita in questo viaggio.
Mia madre, Leila Timouri, ha perso in questo incidente suo fratello, la moglie di suo fratello e tre figli di suo fratello. Il dolore e la sofferenza che abbiamo vissuto in questi due anni sono indescrivibili. Questa tragedia non è solo nostra, ma anche di tutte le altre famiglie delle vittime, ed è ancora una ferita profonda che nulla può guarire.
Sono profondamente addolorata e voglio sottolineare che questa nave non è stata la prima a naufragare e, sfortunatamente, se la situazione dei migranti non viene affrontata, non sarà nemmeno l'ultima. Questo è un problema globale che ogni giorno prende la vita di molte persone, ma non si fanno azioni concrete per prevenire tali tragedie. Noi, come una delle famiglie delle vittime, chiediamo ai responsabili e alla comunità internazionale di affrontare questa questione e di aiutare le famiglie che hanno perso i loro cari in questa tragedia.
Il nostro obiettivo con questa richiesta di aiuto è invitare le famiglie delle vittime a riunirsi con i loro cari nei loro paesi. Purtroppo, a causa dei giochi politici, non abbiamo il permesso di tornare nei nostri paesi, e i sopravvissuti a questa tragedia hanno un disperato bisogno di avere le loro famiglie accanto a loro. Il dolore e la sofferenza che derivano dalla perdita di una persona cara possono essere alleviati solo dalla presenza della famiglia e degli amici più stretti. Le famiglie delle vittime hanno bisogno di poter vedere la tomba dei propri figli, affinché possano, forse, trovare un po' di sollievo dal dolore e affrontare le difficoltà di questi giorni con maggiore forza.
Speriamo che le nostre richieste vengano ascoltate e che tragedie come questa non si ripetano mai più. Questa è una tragedia umanitaria e dobbiamo evitare ogni gioco politico, trattando le persone come esseri umani. Con rispetto e gratitudine, Farzaneh Maleki".
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