Naufragio di Cutro, estradato in Italia dall'Austria lo scafista turco

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Foto di repertorio
  26 aprile 2023 15:57

L’autorità giudiziaria della Turchia ha concesso l'estradizione in Italia di Gun Ufuk, il turco di 28 anni accusato di essere uno degli scafisti del caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio scorso che ha provocato la morte accertata di 94 persone mentre una decina dovrebbero essere ancora disperse.

La circostanza è emersa oggi in apertura dell'udienza per l'incidente probatorio nei confronti dei quattro presunti scafisti indagati dalla Procura della Repubblica di Crotone per omicidio colposo, disastro colposo e favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Il pubblico ministero di Graz, in videcollegamento con il Tribunale di Crotone, ha informato dell'approvazione della richiesta di estradizione che entro dieci giorni dovrà essere perfezionata per cui l'imputato potrebbe presenziare all’udienza già alle prossime udienze fissate per il 12 e 4 maggio.

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Questa mattina in udienza erano presenti solo due indagati: Sami Fuat, turco di 50 anni, e Khalid Arslan, pakistano di 25 anni. Non c'era invece il quarto indagato, il giovane che in un primo momento era stato considerato minorenne e nei confronti del quale l'incidente probatorio è stato celebrato davanti al Tribunale competente di Catanzaro.

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Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati tre pakistani sopravvissuti al naufragio. Attraverso le domande del pubblico ministero, Pasquale Festa, è stato ricostruito il viaggio fin dalla permanenza in Turchia e alla partenza da Izmir. Il primo a parlare è stato Khan Azif, cuoco pakistano di 37 anni, il quale ha confermato che sull'imbarcazione Khalid Arslan aveva girato dei video promozionali nei quali i migranti inneggiavano agli organizzatori del viaggio: “Ci chiedevano che dovevamo dire di essere i migranti di Ali Hassan, che eravamo sulla barca di Alì Hassan e che eravamo arrivati in Italia”. 

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Il primo testimone ha riconosciuto il turco arrestato in Austria come colui che conduceva la barca, l'altro turco era invece sempre nella cabina di pilotaggio ma non ha mai condotto l'imbarcazione mentre i due pakistani avevano il compito di tradurre gli ordini impartiti dai turchi e di tenere i rapporti con i migranti fornendo loro informazioni sul viaggio. Confermato anche il cambio di imbarcazione avvenuto in mare aperto dopo qualche ora dalla partenza. A tal proposito sia Khan Azif che il secondo testimone Ali Kheser, di 25 anni, hanno confermato che con la seconda imbarcazione sono arrivati sia Ufuk che Fuat che non erano presenti sulla prima barca dove, invece, si trovavano a bordo i due pakistani partiti con i camion da Istanbul. 

Khan Azif, che soffrendo d'asma stava spesso in coperta, ha raccontato di aver saputo dai due connazionali indagati che i turchi volevano riportare la barca ad Izmir ed ha spiegato di aver visto che al momento del naufragio il caicco era condotto da un quinto scafista la cui immagine non era presente nell'album fotografico: potrebbe trattarsi del siriano deceduto o di quello irreperibile. Quindi ha raccontato che gli scafisti si sono lanciati in mare utilizzando come salvagente delle camere d'aria di pneumatici: “Il primo a lanciarsi è stato Ufuk e poi due dei quali non ci sono le foto”. Per le prossime udienze l'avvocato Salvatore Perri, che difende Khalid Arslan, ha annunciato che il suo assistito potrebbe fare dichiarazioni spontanee. 

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