Tra gli arrestati anche un Carabiniere oggi in servizio a Vibo Valentia
15 dicembre 2022 14:15Una cordata di imprenditori edili contigui alla 'ndrangheta e facenti capo a tre fratelli si aggiudicava gli appalti del Comune di Reggio Calabria grazie alla complicità di funzionari del municipio e di un carabiniere graduato che tramava per garantire loro l'impunità, ostacolando le indagini.
È quanto emerge dagli atti dell'operazione "Revoldo" eseguita stamani dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coordinati dalla locale Procura della Repubblica. Gli imprenditori arrestati sono Francesco, Giovanni e Filippo Gironda, rispettivamente di 74, 72 e 63 anni; il militare posto ai domiciliari è il carabiniere Antonio Mazzone, 43 anni, oggi in servizio a Vibo Valentia e all’epoca dei fatti contestati in forza alla caserma dell’Arma "Modena" di Reggio Calabria. Altre 10 persone, fra cui funzionari del Comune di Reggio Calabria, risultano indagate.
Nei provvedimenti restrittivi emessi dalla Sezione Gip del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei 4 arrestati si ipotizzano, a vario titolo, i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e turbata libertà degli incanti, con l’aggravate dell’agevolazione mafiosa. I reati contestati non si riferiscono all'amministrazione in carica.
Gli imprenditori coinvolti sarebbero riusciti ad aggiudicarsi diverse commesse di edilizia pubblica affidate da una delle passate amministrazioni grazie a un consolidato sistema illegale fondato su favoritismi a fronte di utilità corrisposte ai funzionari pubblici, in un consolidato rapporto - dicono gli inquirenti guidati dal procuratore Giovanni Bombardieri - di “do ut des”. I finanzieri hanno anche sequestrato il patrimonio dei Gironda. Si tratta di 11 imprese edili del valore di 10 milioni di euro.
I tre fratelli imprenditori, più volte citati dal collaboratore di Giustizia Tito Stefano Liuzzo, secondo l’indagine, graviterebbero nell’orbita della cosca di 'ndrangheta Serraino-Rosmini. L'inchiesta è il seguito dell’operazione “Araba Fenice” e fonda le sue basi sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo. Secondo gli inquirenti, i Gironda avevano il monopolio degli appalti pubblici indetti dal comune di Reggio Calabria. Il carabiniere Mazzone, secondo l'accusa, era "in buoni rapporti" con l’ex moglie del pentito Tito Stefano Liuzzo, Serena Assumma, “fornendole veicoli e apparecchiature tecniche nella sua disponibilità al fine di garantirle libertà di movimento e la bonifica del territorio da possibili microspie", informandola inoltre delle indagini in corso, e omettendo di denunciare le violazioni che la donna commetteva durante la sua detenzione agli arresti domiciliari.
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