di PAOLO CRISTOFARO
E' considerata "Atto Quarto" l'operazione condotta nella mattinata di oggi (LEGGI QUI) dalla Procura di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, contro le cosche attive in diversi ambiti criminali, tra i quali spicca il traffico di stupefacenti, che ha coinvolto 28 soggetti, dei quali alcuni già in carcere. Il nome è riferito al fatto che l'operazione segue altre tre già effettuate, "Theorema-Roccaforte", "Libro nero" e "Malefix". Tra le altre, emergono ancora le compagini malavitose delle ormai note famiglie De Stefano, dei Tegano e dei Libri. Interessanti, dalle documentazioni degli inquirenti, appaiono le relazioni tra alcune consorterie dell'area di Reggio Calabria con altre sparse sul territorio della provincia, in particolar modo il rapporto, ad esempio, tra i Libri e Barbaro di Platì. Emergono anche contatti con l'area del comprensorio di Bianco.
IL VIAGGIO (INTERCETTATO) NELLA LOCRIDE E L'INCONTRO ALL'AUTOLAVAGGIO - Gli inquirenti, attivi con intercettazioni telefoniche, hanno monitorato, infatti, un viaggio in auto compiuto da alcuni degli indagati nell'operazione il 15 marzo 2017. Il viaggio aveva come meta la Locride e proprio i territori di Platì e di Bianco. In auto si trovavano Filippo Dotta e Cristofaro Siclari (detto Totò). L'intera "trasferta" è stata monitorata dagli investigatori che tenevano sotto controllo i dispositivi telefonici. I telefoni venivano agganciati dalla cella dell'area di contrada "Livio" nel Comune di Platì, dove i due avrebbero dovuto incontrare un tale "Bruno", nei pressi di un autolavaggio. "Lo vedi dov'è Bruno?", chiedeva uno all'altro, che replicava: "Dico dobbiamo lavare la macchina?". Dopo aver incontrato questo Bruno, i due erano risaliti in macchina chiacchierando della conversazione avuta col terzo uomo, ovviamente sempre captati dagli inquirenti.
I FORNITORI NEL REGGINO E GLI INSOSPETTABILI - "Qualcuno avanzava soldi. C'è questa via, gli ha portato questa macchina e si 'buscau' un poco di soldi [si è preso un poco i soldi, ndr] può essere", diceva Dotta a Siclari. "Bruno io lo conosco, non da ora", spiegava Siclari al suo compagno di viaggio in auto. Poi i due si mettevano d'accordo per incontrare altri. "Ma sono dietro?", chiedeva Dotta. "No, ancora no", replicava Siclari. E dotta: "Li facciamo passare e gli andiamo dietro, non so dov'è". Dalle analisi degli investigatori e dalle conversazioni, è emerso che Dotta non fosse direttamente interessato alla vicenda, ma che stesse agendo per conto di terzi. "Poi quando dice certe cose che io non so, non gli posso neanche rispondere. Mi ero interessato...", è riportato nelle intercettazioni, facendo desumere che, presumibilmente, non sapesse tutto quanto gli venisse detto dagli interlocutori. Dalle conversazioni, inoltre, è emerso che i soggetti con cui avevano appuntamento erano coloro che rifornivano la città di Reggio Calabria di sostanza stupefacente, secondo quanto riportate dalle carte dei Pm. Dotta asseriva infatti: "Questi forniscono... Reggio chi lo fornisce? Pure il paesano nostro... insospettabili, gente che ha attività. Sembra che scherzo?".
I RAPPORTI CON I BARBARO E IL SUMMIT IN PROGRAMMA A REGGIO - In seguito, ancora captato, Dotta riferiva a Vincenzo Ferrara che il viaggio intrapreso verso la Locride lo aveva fatto per conto di "Edoardo", che gli inquirenti hanno identificato come Edoardo Mangiola. Secondo gli investigatori "il Dotta, successivamente, faceva riferimento alla volontà di organizzare un incontro tra le parti nel quartiere San Giorgio di Reggio Calabria, luogo di residenza dello stesso Mangiola". E ancora gli atti degli inquirenti riportano che "i soggetti con cui si era interfacciato erano esponenti della famiglia Barbaro" e che "si trattava di una controversia economica dove i Barbaro avevano proposto una partita di cocaina per chiudere la vicenda. Dotta per indicarlo al suo interlocutore nella conversazione intercettata, faceva il gesto di "tirare col naso" per farsi intendere sull'oggetto della questione. "Quello è da stamattina che chiama Edoardo, di là sono dovuto scendere a Bianco, da Bianco siamo saliti un'altra volta là", diceva intercettato riferendosi a Vincenzo Ferrara. E ancora Dotta ha raccontato a Ferrare che prima di recarsi a Platì aveva mandato imbasciata ai Barbaro per ricordare che in passato li aveva sempre rispettati e che per quel motivo pretendeva da loro lo stesso comportamento. Sempre stando alle carte degli inquirenti, "il soggetto con cui si era incontrato lo aveva rassicurato circa il loro impegno".
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