'Ndrangheta, arrestato nel Reggino un latitante calabrese ricercato a Torino

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Guardia di Finanza
  28 marzo 2022 09:49

Era ricercato per associazione a delinquere di stampo mafioso e reati finanziari, e si era nascosto nella sua terra d'origine.

Arrestato dalla Guardia di Finanza di Torino un latitante calabrese, con interessi economici e imprenditoriali stabilmente radicati nella provincia piemontese. L’arresto è avvenuto all’interno di un garage di un casolare nelle campagne di Caulonia (Reggio Calabria) dove l'uomo è stato rintracciato nel cuore della notte dai finanzieri torinesi insieme a uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria, con il supporto del Gruppo di Locri e della Sezione Aerea di Lamezia Terme. 

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L'arrestato era irreperibile dal dicembre 2021, quando il Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, nel corso dell’operazione denominata Cavallo di Troia, aveva dato esecuzione a misure cautelari personali e reali emesse dal  gip di Torino nei confronti di 8 indagati, a vario titolo, per reati fiscali, fallimentari aggravati dall’agevolazione mafiosa e concorso nell’associazione mafiosa denominata 'ndrangheta, con contestuali provvedimenti di sequestro per 2,5 milioni di euro. L'indagine aveva individuato 3 società del settore edilizio al servizio di esponenti della ‘ndrina Bonavota, radicata nel territorio di Carmagnola (To),  collegata all’omonima cosca calabrese. Gli indagati, tra cui il latitante arrestato, getsivano le imprese, anche tramite l’utilizzo di prestanome, forti dell’appoggio fornito loro dalla cosca in grado di garantire importanti commesse per la realizzazione di opere nonché la protezione in caso di difficoltà. E abbattendo fittiziamente i debiti tributari e previdenziali, erano avvantaggiati rispetto alla concorrenza delle aziende del settore. Il loro modus operandi prevedeva il sistematico depauperamento dei patrimoni aziendali, lasciando da un lato le imprese in una situazione di completa spoliazione delle risorse, anche destinate al pagamento di stipendi e contributi dei dipendenti e, dall’altro, destinando parte dei profitti dei reati perpetrati alla criminalità organizzata.  

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