"Avrei fatto volentieri a meno di essere il protagonista del clamore sollevatosi a seguito di una decisione giudiziaria che, nel ribaltare precedenti decisioni con cui, occupandosi dello stesso tema, avevano concluso dichiarando la mia innocenza, mi ha, oggi, ritenuto responsabile dei gravi fatti addebitatimi. Ciò che mi angoscia è che tale giudizio di condanna è stato pronunciato dallo stesso giudice che prima mi aveva assolto".
Lo afferma, in una dichiarazione, l'ex consigliere provinciale di Catanzaro Gianpaolo Bevilacqua, condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
"Dire che abbia fiducia nella giustizia - aggiunge - mi sembra stucchevole e retorico. Ovviamente credo nella giustizia, ma non posso negare un legittimo disorientamento nel patire un sistema che possa, sulla base delle stesse prove, legittimare opinioni (che si traducono in sentenze) di segno completamente opposto. Si passa dall'innocenza alla colpevolezza in base all'approccio dell'uno o dell'altro che deve valutare le stesse prove. Sono terrorizzato, preoccupato, ma nello stesso tempo sicuro della mia estraneità a qualsiasi fatto delittuoso. Ed è questa la mia forza. Diversamente dovrei lasciarmi andare allo scoramento ed all'abbandono. Così non è, e non sarà mai. Ovviamente sono ansioso di leggere le motivazioni della sentenza di condanna a morte pronunciata nei miei riguardi e capire, innanzitutto, come sia possibile addebitarmi condotte mafiose".
"Certamente questo è un ulteriore passaggio di una vicenda - dice ancora Bevilacqaua - che non si conclude qui e che avrà, certamente, un seguito che dovrà riconoscere il gravissimo errore di valutazione di chi ha dichiarato la mia morte civile. Una volta che tutto sarà finito, con il riconoscimento della mia assoluta estraneità a qualsiasi fatto (almeno così mi auguro), vorrò prendere io la parola ed occuparmi pubblicamente di chi strumentalmente, seppur fuori dal mondo giudiziario, sta sapientemente portando avanti, da un po' di tempo, un disegno distruttivo nei confronti della mia persona".
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