Il boss Domenico Laurendi detto 'Rocchellina' "aveva omesso di pagare le tasse sulle somme percepite sui lavori pubblici e aveva creato 'nero' che aveva occultato presso banche di San Marino". È quanto sospetta la Dda di Reggio Calabria nell'inchiesta "Eyphemos 2" che stamattina ha portato all'arresto di nove persone, accusate a vario titolo, di concorso esterno con la 'ndrangheta, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Oltre che per Laurendi, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell'aggiunto Gaetano Paci e del pm Giulia Pantano, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip nei confronti di Natale Lupoi, alias 'Beccaccia', Antonino Gagliostro detto 'u Mutu' e Rocco Laurendi.
LEGGI QUI I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE E I NOMI
Ai domiciliari, invece, sono finiti, Saverio Salerno, Rosa Alvaro, Rosario Bonfiglio, Diego Laurendi e Gregorio Cuppari. Quest'ultimo è il commercialista accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Cuppari, infatti, è accusato di essere il "consigliori" del boss di Sant'Eufemia, oltre che "consulente tecnico" del clan. Secondo gli inquirenti, il commercialista ha di fatto contribuito al perseguimento delle finalità della cosca, ovvero proteggere il patrimonio mobiliare ed immobiliare da eventuali aggressioni da parte dello Stato ed in secondo luogo inserirsi, monopolizzandoli poi con la forza di intimidazione, nei settori dell'edilizia e della ristorazione. "Quello che è emerge - ha sottolineato Paci è la piena consapevolezza di Cuppari circa la figura del Laurendi e la necessità di schermare i suoi patrimoni di provenienza illecita".
Patrimoni che sono stati ricostruiti dalla squadra mobile guidata da Francesco Rattà che, oltre agli arresti ha sequestrato terreni e immobili riconducibili alla cosca e in particolare al boss Laurendi. Le intercettazioni registrate dalla squadra mobile, infine, hanno consentito ai pm di comprendere i meccanismi utilizzati da Laurendi per dissimulare il patrimonio posseduto. "Evidentemente - scrive il gip nell'ordinanza - Laurendi, che commercia in droga di qualsiasi qualità, in armi anche da guerra costituendo veri e propri arsenali, che consuma estorsioni ai danni di imprenditori, ha cumulato profitti illeciti che ha dovuto necessariamente reimpiegare e lo ha anche fatto attraverso vere e proprie scatole cinesi immobiliari ed imprenditoriali".
"È un'operazione - ha spiegato Bombardieri - che fa seguito a quella del 25 febbraio. Oggi, oltre ad ampliare il numero degli indagati per reati gravi come il concorso esterno in associazione mafiosa, abbiamo colpito gli interessi patrimoniali di alcuni soggetti di riferimento della cosca in Calabria e anche nel nord Italia. Abbiamo sequestrato bar e ristoranti e alcune aziende che operano nel ramo delle costruzioni. Abbiamo ricostruito tutta una serie di relazioni che ci hanno consentito di accertare all'interno della cosca il ruolo di un commercialista, un professionista che non si limitava a fornire il suo apporto tecnico alle attività commerciali che gli venivano affidate".
"Ma era un 'consigliori', svolgeva un ruolo a tutto tondo sia nella direzione delle iniziative economiche che servivano a schermare gli investimenti della cosca, sia attività materiale. È arrivato ad accompagnare lui stesso - conclude - alcuni prestanome da un notaio".
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736