Secondo i deputati tra il 2018 e il 2019 la criminalità finanziaria cinese ha nascosto al fisco italiano oltre 1 miliardo di euro
16 luglio 2020 19:31La capacità della ‘ndrangheta di occultare capitali illeciti in Cina, emersa dalla indagine "Habanero" che ha acceso i riflettori su una maxi frode fiscale ramificata in sette regioni italiane e all’estero, è al centro di una interrogazione che i deputati di Fratelli d’Italia Wanda Ferro e Giovanni Donzelli hanno rivolto ai ministri della Giustizia e dell’Economia, per chiedere al governo di potenziare le strategie di contrasto alle frode e ai meccanismi internazionali di evasione fiscale, anche attraverso il potenziamento delle capacità investigative nei confronti della criminalità cinese.
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L’interrogazione dei deputati di Fratelli d’Italia scaturisce dalle risultanze investigative dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza con il coordinamento della Dda di Milano, che ha consentito di arrestare 8 persone in particolare per associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, bancarotta, intestazione fittizia di beni e valori.
Secondo quanto emerge dall’indagine, infatti, il principale indagato, inserito in una cosca di ‘ndrangheta, ha presentato richiesta e ottenuto contributi a fondo perduto per un ammontare di 45mila euro e ha tentato di beneficiare dei finanziamenti per le imprese previsti dall’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19. L’ammontare dei contributi sarebbe stato poi assegnato a una società intestata a un prestanome e gestita da un indagato collegato alla ‘ndrina di San Mauro Marchesato, in provincia di Crotone. I due calabresi, indicati come “promotori ed organizzatori del sodalizio”, attraverso un complesso e collaudato sistema sarebbero riusciti ad inviare il denaro riciclato anche a istituti di credito cinesi grazie al ruolo di un soggetto cinese residente a Prato, che riusciva a far scomparire i soldi in società o su conti cinesi per poi portarli “ripuliti” in Italia sotto forma di denaro contante “consentendo in tal modo di sottrarre al circuito legale ingenti capitali”.
Secondo Ferro e Donzelli tra il 2018 e il 2019 la criminalità finanziaria cinese ha nascosto al fisco italiano oltre 1 miliardo di euro.
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