‘Ndrangheta. Favorì la cosca di Cirò Marina: condannato a 13 anni il maresciallo Greco

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images ‘Ndrangheta. Favorì la cosca di Cirò Marina: condannato a 13 anni il maresciallo Greco
Carmine Greco
  09 dicembre 2020 22:35

Il Tribunale di Crotone ha condannato a 13 anni di reclusione al maresciallo Carmine Greco, ex comandante della Stazione Forestale di Cava di Melis, frazione di Longobucco. Greco, arrestato il 7 luglio del 2018.

Secondo l’accusa avrebbe favorito un’impresa boschiva ritenuta legata alle potenti cosche di ndrangheta di Cirò Marina. Il sottufficiale, difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Antonio Quintieri, è ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa.

Banner

Gli altri reati per i quali è stato condannato sono di rivelazione di segreti, omissioni d’atti d’ufficio e favoreggiamento. Il pubblico ministero Antimafia Paolo Sirleo aveva chiesto 16 anni di carcere.

Banner

Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, derubricò il reato di associazione mafiosa in concorso esterno in associazione mafiosa. A tradire il maresciallo Greco le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Oliverio (condannato nell’ambito del processo “Six Towns” a oltre 18 anni di carcere) in merito allo sfruttamento dei boschi di sua competenza. Secondo l’ex ‘capo’ di Belvedere Spinello il maresciallo riceveva, sistematicamente, dalla criminalità organizzata del denaro per favorire e coprire le attività illecite sul territorio grazie all’intercessione dell’impresa dei fratelli Spadafora di San Giovanni in Fiore.

Banner

In particolare l’ex comandante della stazione di Cava di Melis, era legato agli imprenditori boschiv che beneficiavano per tutto l’altipiano silano della signoria sugli appalti, pubblici e privati, per il taglio boschivo, compiendo atti di concorrenza sleale mediante violenza, con l’impiego di metodo mafioso, al fine di annichilire ogni possibile concorrenza, curava gli interessi delle così dette imprese boschive, e quindi della compagine associativa di tipo ‘ndranghetistico, consentendo in maniera perdurante e sistematica che le suddette imprese potessero svolgere la loro attività senza dovere essere sottoposti a controlli intesi a verificare il rispetto delle autorizzazioni previste dalla vigente normativa regionale sulla cura e gestione del patrimonio boschivo, omettendo di intervenire laddove ci fossero segnalazioniinformando gli imprenditori di imminenti controlli da svolgersi, intervenendo per estromettere imprese concorrenti ovvero svolgendo personalmente indagini ove erano coinvolti gli stessi sodali adoperandosi, anche con metodiche tali, da inquinare le prove in corso di assunzione, per raggiungere risultati processuali volte a favorirli nonchè infine effettuando attività di mediazione tra alienanti aree boschive remunerative e gli Spadafora”.

A seguito di accertamenti effettuati nell’agosto 2017 dai carabinieri Forestali della stazione della Sila/Camigliatello che avevano constatato un massivo taglio di piante ad alto fusto in località Macchiadi Pietro del Comune di Casali del Manco, 15 mila piante di alto fusto, in una zona di pregio rientrante nei confini del Parco nazionale della Sila, il maresciallo Greco avrebbe ritardato il servizio di verifica degli autori del taglio temporeggiando per oltre un’ora presso il comando di Cava di Melis dopo il concentramento del personale così da evitare che i carabinieri  potessero individuare gli autori. Da indagini investigative tra cui intercettazioni telefoniche il maresciallo Greco in quelle ore e prima della partenza del personale militare aveva intrattenuto conversazione telefonica con Rosario Spadafora. In questo modo aveva omesso di compiere un atto del proprio ufficio che andava effettuato senza ritardo; informava gli autori del fatto di una notizia che doveva rimanere riservata; aiutava i responsabili delle imprese ad eludere le investigazioni della polizia giudiziaria.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner