Passa dal carcere agli arresti domiciliari Francesco Lerose, finito nell'indagine della Dda di Firenze del 15 aprile 2021 sui rapporti tra 'ndrangheta a smaltimento dei rifiuti.
Difeso dagli avvocati Gennaro Mellea e Neri Puccini, gli investigatori sostengono che il calabrese Francesco Lerose, titolare dell’impianto di trattamento abusivo di materiali riciclati dai reflui e dai fanghi delle concerie di Santa Croce sull’Arno (Pisa), non è solo "in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della Strada regionale 429 Empolese-Valdelsa". Secondo la Procura, Francesco Lerose "è un imprenditore a disposizione della cosca Grandi Aracri», che si «mantiene in stretto contatto con gli affiliati" da cui arrivano ordini. Soldi che sarebbero serviti "ad erogare nelle casse dell’organizzazione criminale gli illeciti profitti della propria attività".
Per il gip a cui i legali si sono rivolti per la sostituzione della misura cautelare "non si pone qui in dubbio la più che concreta possibilità che il traffico di rifiuti, di cui Francesco Lerose si è reso responsabile, si riveli per l'avvenire anche più esteso e sviluppato di quanto emerso fin qui: non vi sono tuttavia allo stato dati dirimenti, per affermare con alta probabilità che una misura comunque di tipo detentivo, quali gli arresti domiciliari, non neutralizzerà in maniera consistente, in uno con le più agevoli libertà di movimento e soprattutto se coniugata con il divieto di comunicazione nei confronti dei terzi, la ripresa di trasferimento e dispersione di rifiuti".
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