La criminalità organizzata ha cercato di colpire l'impegno in prima di persona di don Tonino Saraco, ma ha solo suscitato la reazione del mondo cattolico a difesa del sacerdote
20 gennaio 2021 17:09"Caro don Tonino, siamo con te!". Così esordisce la lettera di solidarietà che il presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale (Pami), padre Stefano Cecchin, ha indirizzato il 14 gennaio scorso a don Tonino Saraco, il rettore del santuario della Madonna di Polsi, in Calabria, nel Reggino, dopo le infamanti accuse scritte contro di lui da mani anonime legate al mondo della 'ndrangheta. La missiva è ripresa dal settimanale Maria con te nel numero in uscita domani. "La Chiesa, madre e maestra come Maria", vi si legge ancora, "sa bene che il male è codardo, come chiunque usa la violenza, nemica del messaggio cristiano e soprattutto nemica della Regina della Pace".
La criminalità organizzata ha cercato di colpire l'impegno in prima di persona di don Tonino Saraco di difendere la legalità e porre un argine alle infiltrazioni mafiose nei luoghi e negli eventi di culto, ma ha solo suscitato la reazione del mondo cattolico a difesa del sacerdote. "La Pontificia Academia Mariana Internationalis ha appreso del nuovo atto intimidatorio compiuto nei tuoi confronti, a causa della parresia evangelica che guida il tuo servizio pastorale. Il maligno e i suoi adepti non smettono mai di 'accusare' i credenti, cercando di isolarli e di colpirli con la solitudine, la paura, il senso di insicurezza, la sensazione di abbandono… Non sentirti solo e abbandonato! Tutti i credenti che cercano la pace, la libertà, il progresso e il benessere della persona umana sono con te!".
Per liberare la Madonna, le processioni e i luoghi a lei dedicati dalle incrostazioni mafiose, la Pontificia Accademia Mariana nel settembre scorso ha dato vita al Dipartimento di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi, una task force di esperti dei vari settori (ecclesiastici, magistrati, giuristi, giornalisti). L'impegno di don Tonino, incaricato dal vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva, va nella stessa direzione: liberare da ogni ombra la 'casa' della Madonna di Montagna a Polsi, sull'Aspromonte, antichissimo luogo di devozione mariana, un posto simbolo della religiosità popolare, diventato ritrovo di summit dei capiclan 'ndranghetisti.
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