di TERESA ALOI
La maggior parte di loro ha scelto di non rispondere davanti al gip Sara Merlini avvalendosi della facoltà di non rispondere. Solo due su sette degli indagati nell'operazione contro la cosca Gallace che il 29 gennaio scorso è sfociata nell'arresto di 44 persone (15 in carcere e 29 ai domiciliari) in varie regioni accusate a vario titolo di associazione di tipo 'ndranghetistico, traffico di armi e plurimi reati contro la persona e scambio elettorale politico mafioso, hanno scelto di chiarire la loro posizione. Lo hanno fatto Antonio Galati, assistito dall'avvocato Mauro Ruga e Fiorenza Giuseppe Antonio assistito dall'avvocato Vincenzo Varano che ha dichiarato di essere estraneo ad ogni attività dell'amministrazione comunale di Badolato.
Andrea Bressi, assistito dall'avvocato Vincenzo Maiolo Staiano,
Antonio Bressi, assistito dall'avvocato Sergio Callipari, Massimo Carè assisto dall'avvocato Giuseppe Vetrano, Ilario Comito assistito dall'avvocato Guido Crea, e Bruno Gagliardi assistito dall'avvocato Mauro Ruga hanno scelto il silenzio. Tutti e 7 gli indagati sono attualmente agli arresti domiciliari.
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Una vera e propria organizzazione di 'Ndrangheta. Un'organizzazione, a leggere le carte che ha portato all'arresto di 44 persone dove ognuno aveva un ruolo e un compito. Un'organizzazione che avrebbe esercitato la sua influenza nella provincia di Catanzaro partendo dal confine a sud di Squillace fino alla provincia nord di Reggio Calabria (Monasterace e territori limitrofi); ma anche sulla Provincia di Roma sud, ad Anzio e territori limitrofi; in Toscana, nelle province di Firenze e Arezzo; in Piemonte, nella provincia di Torino. Un'organizzazione secondo gli inquirenti finalizzata, grazie alla forza intimidatrice del vincolo associativo al controllo del territorio e alla commissione di una serie di delitti, che vanno dalle estorsioni ai danneggiamenti, alla detenzione e porto illegale di armi, al traffico di sostanze stupefacenti, e alla gestione, diretta o indiretta di attività economiche e all'ingerenza nella vita politica locale. Tra i destinatari della misura cautelare, anche amministratori locali tra cui il sindaco di Badolato, il suo vice, il presidente del Consiglio comunale e due assessori, finiti ai domiciliari.
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