'Ndrangheta nel Crotonese, 14 condanne: 24 anni al presunto boss Antonio Santo Bagnato

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Il Tribunale di Crotone
  24 giugno 2020 15:55

Ventiquattro anni di reclusione: è la pena inflitta dal Tribunale di Crotone ad Antonio Santo Bagnato ritenuto il boss dell'omonima cosca di Roccabernarda. Quattordici gli imputati del processo nato dall'operazione Trigarium con la quale, il 30 luglio del 2018, la Dda di Catanzaro ha fatto luce sulla cosca emergente e sull'omicidio di Rocco Castiglione avvenuto il 31 maggio del 2014 per il quale è in corso il processo in Corte di Assise.

L'indagine oggetto del processo a Crotone ha permesso anche di individuare mandanti ed esecutori di numerosi e particolarmente crudeli episodi intimidatori ai danni di cittadini di Roccabernarda ai quali sono stati uccisi animali o tagliate decine di piante di ulivo a scopo estorsivo.Il processo ha visto alla sbarra dieci imputati per associazione mafiosa, detenzione e porto illegale di armi, estorsione, ricettazione, danneggiamenti, uccisione di animali.

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Le condanne per associazione mafiosa hanno riguardato, oltre a Bagnato, Antonio Cianflone (16 anni), Antonio Marrazzo (18), Giuseppe Bagnato (12 anni e 6 mesi), Michele Marrazzo (12 anni e 6 mesi), Mario Riccio (12 anni), Maurizio Bilotta (14 anni). Al collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta, il Tribunale ha inflitto una condanna a 6 anni ed un mese leggermente superiore a quella richiesta dal pm della Dda, Paolo Sirleo. Per una serie di danneggiamenti sono stati condannati Emanuele Valenti Carcea a 4 anni e 3 mesi e Salvatore Aprigliano a 5 anni.

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Nell'operazione sono stati coinvolti anche professionisti e dirigenti del Comune di Roccabernarda accusati di abuso d'ufficio con l'aggravante del metodo mafioso. In particolare si tratta del geometra Domenico Colao e dell'ingegnere Salvatore Fonte; condanne a 3 anni e sei mesi di reclusione per Giovanni Iaquinta, funzionario dell'ufficio tecnico del Comune di Roccabernarda e a 2 anni per Luigi Piro responsabile dell'ufficio tecnico e, all'epoca dei fatti, assessore.

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Il giudice ha condannato gli imputati al risarcimento delle parti civili: 70 mila euro per il Comune e 30 mila euro per la Regione Calabria.

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