Per il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri si tratta di una 'ndrangheta di serie A. Capace di controllare il territorio e con ampie di disponibilità di denaro e armi. Tanto da essere pronti ad un omicidio. Questa mattina il pm e i carabinieri hanno descritto i dettagli dell'operazione che ha portato all'emissione di 12 fermi notificati all'alba dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, con il supporto di personale del Comando provinciale di Verona, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria.
Secondo l'accusa, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso.
'Ndrangheta nel Crotonese. Tra le accuse, il caso di lupara bianca legato all'omicidio del bracciante Massimo Vona
Durante la conferenza stampa, Gratteri ha sottolineato che "abbiamo visto nel corso di questa indagine era un locale di 'ndrangheta che aveva rapporti privilegiati con cosche potenti di Isola Capo Rizzuto e Crotone. Abbiamo più volte documentato riti di affiliazioni e riunioni di 'ndrangheta: i soldi di molte estorsioni nell'Alto crotonese finivano nella bacinella. Abbiamo fatto luce su alcuni omicidi ma soprattutto abbiamo trovato le armi per un nuovo omicidio. Siamo stati costretti a intervenire e fare i fermi. Avevano una grande disponibilità di armi: vecchi frigoriferi pieni di armi e sotterrati"
Per Gabriel Mambor, comandante provinciale di Crotone, "realizziamo un contrasto efficace nel territorio presilano, dove agiva la cosca pensando di passare inosservata: Abbiamo fatto luce su un caso di lupara bianca, relativo a Massimo Vona, su più episodi violenti di usura. Tra gli aspetti più importanti le relazioni che teneva la cosca di Petilia Policastro con le cosche vicine, con vari riti di affiliazione. E' senza dubbio un'operazione importante e che segna l'affermazione dello Stato"
"Colpita una delle famiglie più potenti del territorio di Petilia, attraverso un'azione sinergica dei carabinieri. Da diversi anni non veniva realizzata un'operazione del genere e abbiamo sferrato un duro colpo alla 'ndrangheta che controllava anche in maniera violenta l'economia del territorio. Speriamo nel breve termine realizzare altri colpi importanti", ha evidenziato Giuseppe Del Sole, comandante di compagnia di Petilia Policastro.
Gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno consentito di: definire la pervasività della Locale di ‘ndrangheta di Petilia Policastro nel territorio dei comuni di Petilia Policastro (Crotone) e Cotronei (Crotone), la quale ha visto una sua riorganizzazione, a partire dall’anno 2014, a seguito di alcune scarcerazioni per fine pena di suoi esponenti di spicco, che hanno determinato una escalation di atti intimidatori sul territorio; individuare e delineare i singoli ruoli dei vari componenti della citata articolazione ‘ndranghetistica, sia con riferimento agli organizzatori delle attività criminali, sia con riguardo ai partecipi, compresi finanche i nuovi adepti a disposizione del reggente con mansioni di autista; ricostruire e identificare gli autori dell’omicidio con conseguente soppressione di cadavere (c.d. “lupara bianca”) avvenuto il 30.10.2018, in Petilia Policastro (KR), nei confronti di un allevatore; far emergere diversi episodi di illecita attività finanziaria e di usura commessi nei confronti di commercianti e liberi professionisti che versavano in difficoltà economiche; accertare l’identità dei responsabili di estorsioni compiute nei confronti di imprenditori locali attivi soprattutto nel settore turistico in località Trepidò di Cotronei e boschivo nell’area silana; ricostruire specifici fatti delittuosi di danneggiamento e furto per lo più funzionali ad imporre il “servizio di guardiania” presso villaggi turistici della zona.
In particolare l’attività investigativa compiuta ha permesso di identificare il mandante ed un esecutore materiale dell’omicidio dell’allevatore Massimo Vona, ricostruendone le varie fasi.
Il 30 ottobre 2018, la vittima, infatti, dopo essere stata attirata presso un’azienda agricola sita in località “Scardiato” di Petilia Policastro, con il falso pretesto di “consegnargli” i responsabili dell’incendio appiccato nell’anno 2016 in danno del suo capannone, sarebbe stata uccisa, con almeno due colpi di arma da fuoco, dall’assassino che lo attendeva unitamente ad altri soggetti allo stato sconosciuti.
I responsabili avrebbero quindi proceduto all’eliminazione fisica del cadavere, che, infatti, mai è divenuto oggetto di ritrovamento.
L’8 novembre 2018, in località Scavino di Petilia Policastro, i carabinieri hanno rinvenuto solo la carcassa dell’autovettura dell’allevatore scomparso, completamente distrutta dalle fiamme e abbandonata in una stradina interpoderale a servizio di alcuni appezzamenti di terreno coltivati ad uliveti.
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