'Ndrangheta nel crotonese, Gratteri: "Centrali Biomasse per smaltire rifiuti illeciti inquinanti e ottenere finanziamenti"

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images 'Ndrangheta nel crotonese, Gratteri: "Centrali Biomasse per smaltire rifiuti illeciti inquinanti e ottenere finanziamenti"
Da sx: Gabriele Mambor, Nicola Gratteri, Giovanni MIgliavacca, Vincenzo Perrone
  03 ottobre 2022 13:12

di ANTONIO ARGENTIERI PUMA 

“Nelle biomasse finivano spazzatura, catrame, asfalto, copertoni, buste di plastica, materiali non conformi, quindi anzicchè incentivare energia pulita s’incentivava inquinamento sul territorio. 

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Ad affermarlo è il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa svolta questa mattina nella sede della nuova Procura della Repubblica per spiegare i termini dell’inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto di 28 persone in carcere, tra cui due irreperibili, per vari reati di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e detenzione di armi e un sequestro preventivo di 12 imprese compresa la ditta che gestisce la centrale biomassa di Cutro. 

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“Oltre alla beffa il danno - dice Gratteri dopo due anni e mezzo di indagini fatta di tre filoni investigativi - . Non solo questa organizzazione di ‘ndrangheta riusciva a controllare i boschi e il conferimento nelle biomasse ma anche a gestirla a modo loro. Il cippato delle biomasse va nell’atmosfera ma se i esse vengono smaltiti copertoni, buste di plastica, non compatibili creiamo inquinamento sul territorio”.  

E aggiunge: “Un’indagine che si discosta un po’ dalle solite legate al traffico di stupefacenti e associazione mafiosa. Si tratta di un’organizzazione di ‘ndrangheta che controlla una vasta porzione di territorio che gestisce il controllo dei boschi della presila, dal crotonese salendo fino alla provincia di Cosenza con il controllo per tanti anni del taglio dei boschi, il trasporto del legname e il conferimento nella centrale biomassa di Cutro. Oltre alla beffa il danno dice Gratteri. Non solo riuscivano a controllare i boschi e conferimento ma anche a gestirla a modo loro”. 

Dal canto suo, il colonnello Gabriele Mambor, comandante provinciale dei carabinieri di Crotone spiega: “Il punto di convergenza delle indagini è la gestione del patrimonio dell’indotto boschivo delle province di Crotone e Cosenza. L’arma si è occupata della ricostruzione dell’operatività della locale di ‘ndrangheta di Mesoraca che si sviluppa e opera attraverso il controllo illecito sul territorio con sistemi classici mafiosi: dal traffico di stupefacenti alla detenzione di armi, l’accaparramento dei lavori pubblici, alle minacce ai commercianti per il controllo del territorio. Un’organizzazione con legami internazionali. E poi, gli imprenditori attivi nel settore boschivo a volte fatti di prestanome condotte dai Ros e dai carabinieri forestali.

Dopo di lui, il tenente colonello Giovanni Migliavacca, comandante dei carabinieri del Ros di Catanzaro: “Questa operazione è un po’ l’epilogo dell’operazione Stige del 2018 dove era stato documentato che la ‘ndrangheta crotonese controllasse il patrimonio boschivo silano tramite estorsioni, turbative d’asta, tagli abusivi. L’approfondimento riguarda una cornice più ampia grazie ai collaboratori di giustizia e poi le competenze di natura tecnica dei carabinieri forestali per documentare il traffico di rifiuti finalizzato al conferimento nelle biomasse per ottenere finanziamenti importanti per l’emissione di energia pulita derivato dal cippato briciato in queste centrali”.

Infine, il tenente colonnello Vincenzo Perrone, comandante del gruppo forestale di Cosenza: “Abbiamo lavorato sui progetti e siamo andati in sopralluogo sul posto per verificare autorizzazioni e lo stato dei boschi prima e dopo il taglio e da queste indagini, tramite l’autorità competente, sono state riscontrate tre tipologie di indagini. La parte tecnica dei forestali che ha sovrastimato i boschi per poter conferire alle biomasse un quantitativo maggiore di quello consentito per la sopravvivenza del bosco e introdurre alla consegna altro tipo di materiale, seppur combustibile non in regola. Il secondo è il doppio conferimento in diverse centrali non considerato in regola. Il terzo la falsificazione del trasporto che veniva da un’altra parte per ovvi motivi. Quantitativi per oltre 215mila tonnellate pari a 21 milioni di quintali di cui una metà di illecita provenienza per illeciti guadagni per la filiera incentivata”.

 

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