'Ndrangheta nel Vibonese, operazione "Ragno": la Procura Generale chiede la riassunzione delle prove del processo con il giudice Petrini: "Per maggiore trasparenza"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images 'Ndrangheta nel Vibonese, operazione "Ragno": la Procura Generale chiede la riassunzione delle prove del processo con il giudice Petrini: "Per maggiore trasparenza"
La Corte d' Appello di Catanzaro
  18 febbraio 2020 17:27

di EDOARDO CORASANITI

Rinnovazione degli atti già escussi per avere "maggiore trasparenza", dice il sostituto procuratore generale Raffaella Sforza nell'udienza in Corte d'Appello di Catanzaro.
A rispondere e chiedere delucidazioni è l'avvocato Diego Brancia (che insieme alle altre difese ha richiesto un termine a difesa per verificare là composizione degli atti prodotti dal PG), difensore di Leone Soriano (difeso con Salvatore Staiano) e Graziella Silipigni, coinvolti nel processo "Ragno" con Gaetano Soriano ed il figlio Carmelo Soriano, Francesco Parrotta, Giuseppe Soriano.

Il processo è in Appello ma proviene da un annullamento con rinvio della Corte di Cassazione, la quale evidenziava la violazione di oralità ed immediatezza e sollecitando all’ammissione di prove ritenute indispensabili.

La ragione è presto detta e messa a verbale: il presidente del precedente collegio giudicante è Marco Petrini, il giudice coinvolto nell'operazione "Genesi" e accusato di corruzione in atti giudiziari. 

Banner

Nell'operazione "Genesi", infatti, ci va a finire anche il blitz "Ragno", effettuato dalla Dda di Catanzaro nel 2011 contro il clan Soriano di Filandari. 
Tra le carte dell'ordinanza cautelare del Gip di Salerno si legge che "presidente Petrini, accogliendo le richieste del collegio difensivo, del quale faceva parte l’avvocato Tassone, rigettava la richiesta della Procura generale che aveva chiesto l’utilizzo dei verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, ritenendo le dichiarazioni di Mancuso irrilevanti e inconferenti rispetto ai capi d’imputazione”.

L’ordinanza, però, nulla dice su eventuali favoritismi nell’occasione indicata. La decisione del giudice ora all’obbligo di dimora lontano dalla Calabria è riportata senza l’indicazione di una eventuale richiesta dell’avvocato Marzia Tassone, inizialmente ai domiciliari nell’ambito di “Genesi” e ora libera grazie all’annullamento della misura cautelare del Tribunale della Libertà di Salerno. In una intercettazione i due parlano del processo (in cui Marzia Tassone difendeva Giuseppe Soriano) ma senza fare riferimento ad una richiesta esplicita.
Il Pg, però, vuole chiarezza e produce le carte delle operazioni “Genesi” e “Rinascita Scott”.

Il collegio dei giudici, ora presieduto dal magistrato Cosentino (già componente a latere) scioglierà la riserva sulla richiesta il prossimo 6 marzo.

Se dovesse dare l’ok, andrebbero sentiti Emanuele Mancuso (non ammesso in precedenza di cui si parla in Genesi), il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena (finora ancora non richiesto) e i carabinieri che hanno effettuato le indagini dell’operazione “Nemea”.

Banner

 

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner