'Ndrangheta nella Locride, 34 condanne e 32 assoluzioni nel processo nato dall'inchiesta ‘Mandamento Jonico’

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Il Tribunale di Reggio Calabria

 Pene comprese tra i 3 e i 30 anni di reclusione inflitte dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria a carico di 34  persone, tutte originarie della Locride

  16 giugno 2022 20:22

 Pene comprese tra i tre e i trent’anni di reclusione sono state inflitte dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria – presidente Lucia Monaco – a carico di 34  persone, tutte originarie della Locride, per reati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, estorsioni e minacce, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione ‘Mandamento Jonico’ del 2017.
  

  La pena più pesante – 30 anni di reclusione - il Collegio l’ha inflitta a Vincenzo Cordì, ritenuto dagli inquirenti come uno dei capi dell’omonima consorteria mafiosa di Locri, protagonista negli anni ’90 con i Cataldo di una sanguinosa faida, combattuta anche con le bombe a mano. A seguire, i giudici hanno condannato a 24 anni di reclusione Santo Palamara, e a 22 anni, Leo Zappia, originari di Africo. La Corte d’Appello ha assolto trentadue indagati mentre per altri nove è sopraggiunta la prescrizione.

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Il processo era scaturito da una indagine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che originariamente aveva portato all’arresto di 168 persone, ritenute appartenenti a 23 “locale” di ndrangheta della Locride: da Africo, a Platì, Locri, Siderno, Natile, Careri. Tra i condannati, Nicola Armocida (a 18 anni); Antonio Barbaro (a 18 anni); Sebastiano Giorgi (a 14 anni e 11 mesi); Francesco Mollica (a 15 anni), e Sebastiano Pelle (a 15 anni e sei mesi). Tra gli assolti, Giuseppe Barbaro, 85 anni, di Platì; Natale Ietto, di Natile; Antonio e Mario Zavettieri, Antonio Pipicella e Giuseppe Sergi. 

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