'Ndrangheta, Nicolino Grande Aracri in aula per gli omicidi del 1992

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Nicolino Grande Aracri
  04 ottobre 2019 19:14

Tre ore sotto torchio per due omicidi di ventisette anni fa. Il boss di 'Ndrangheta, Nicolino Grande Aracri dal carcere di Opera (Milano) dove sta scontando, in regime di 41-bis, l'ergastolo per i processi Kyterion e Aemilia che hanno portato alla luce l'esistenza della cosca mafiosa in Emilia-Romagna, è stato interrogato stamattina - collegato in videoconferenza col tribunale di Reggio Emilia - dalla pm Beatrice Ronchi (la stessa che condusse l'accusa nel processo Aemilia) nell'ambito del processo 'Aemilia 1992', sugli omicidi di Giuseppe 'Pino' Ruggiero e Nicola Vasapollo, uccisi 27 anni fa, in cui il boss figura tra i quattro imputati.
Ha parlato per circa tre ore nell'ennesima udienza di dibattimento, in rito ordinario, davanti al collegio presieduto dal giudice Dario De Luca, a latere da Silvia Guareschi e dalla giuria popolare. Il reggente della cosca - difeso dall'avvocato Filippo Giunchedi - ha smentito le  deposizioni della vedova di Ruggiero che lo tirava in ballo, ribadendo di non entrarci nulla, ma anzi affermando di averlo "avvertito: Quindici-venti giorni prima che Ruggiero venisse ucciso, sono venuto a Brescello dalla Calabria per incontrarlo. E gli ho detto che circolava la voce a Cutro che volessero eliminarlo. Ma non avevo la certezza". Poi si è scontrato con la pm Ronchi in merito alla deposizione dell'ex moglie del pentito Antonio Valerio (la quale  aveva riferito di aver dormito nella casa cutrese di Grande Aracri e quindi confermando un rapporto di conoscenza stretto più volte negato dal boss). "Ha detto tante falsità, sto valutando anche di denunciarla questa persona".
E qui il magistrato l'ha interrotto: "Se lei continua a minacciare querele, la Procura porterà avanti una controquerela per diffamazione. Basta con questa strumentalizzazione". Non è infatti la prima volta che il boss querela una testimone.  Era accaduto anche nei confronti dell'ex fidanzata di Nicolino Sarcone che nelle ultime udienze aveva raccontato in particolare di "aver fatto il viaggio dalla Calabria a Reggio in auto con Sarcone col borsone contenente le divise dei carabinieri" con le quali il commando che ammazzò Ruggiero si travestì. La teste aveva appreso della querela proprio in aula durante la deposizione e, visibilmente spaventata, aveva risposte a molte domande con diversi "non ricordo" o "non lo so". 

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