'Ndrangheta, operazione "Molo 13" contro i Gallace. Gratteri: "Server e sistemi informatici quasi impenetrabili" (I NOMI)

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images 'Ndrangheta, operazione "Molo 13" contro i Gallace. Gratteri: "Server e sistemi informatici quasi impenetrabili" (I NOMI)

  15 aprile 2021 11:20

Sistemi sofisticati e quasi impossibili da penetrare. Talmente complessi e sicuri che gli indagati pensavano di poter comunicare senza alcun filtro, in chiaro, attraverso circa 96mila account collegati direttamente con il Costa Rica. 

Sono alcuni dei dettagli dell'operazione che questa mattina ha portato all'emissione di 20 misure cautelari, accusati a vario titolo di associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, commercio di sostanze stupefacenti e detenzione abusiva di arma da fuoco. Eseguiti sequestri di beni per 4 milioni di euro. La cosca è riconducibile alla cosca Gallace di Guardavalle, operante nel basso Ionio catanzarese.



Durante la conferenza stampa al Comando provinciale della Guardia di Finanza (che ha eseguito le indagini, coordinati dalla DDA di Catanzaro), il procuratore Nicola Gratteri: "È un'indagine di respiro internazionale, che tocca quattro stati e parte della Colombia. L'elemento nuovo sta nel fatto che in Costarica,  Paese che ha non solo la più grande biodiversità del mondo, ma è anche la porta della droga verso l'Europa. Questa volta in Costarica, dove sono stato in passato con la Guardia di Finanza, abbiamo scoperto un server di intercettazioni telefoniche, che usciva fuori dai canoni ufficiali perché non apparteneva a nessuno stato e a nessuna società, bensì era abusivo e usato da organizzazioni criminali in particolare i trafficanti di cocaina. Questo server impediva intromissioni esterne ma siamo riusciti a bucarlo e a cogliere le conversazioni fra trafficanti in chiaro, non criptate. Questo consente di attestare la credibilità della polizia giudiziaria italiana all'estero, perfezionata da diverse operazioni. Abbiamo molto materiale probatorio su una famiglia di 'ndrangheta di serie A, i Gallace, che opera anche nel Reggino. Il dato significativo, che testimonia il salto di qualità, è essere entrata in un circuito di elite del narcotraffico". 

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Gli fa eco Alessandro Barbera, capo Scico: "Un'indagine importante perché dà la chiara percezione della qualità della polizia giudiziaria italiana nel mondo. Abbiamo raccolto conversazioni e chat che ci hanno rivelato un sistema perdurante finalizzato al traffico di cocaina. Analizzando i tabulati telefonici, abbiamo riversato intere conversazioni che hanno descritto attività illegali nel campo dello smistamento di droga in Europa ma anche Oceania. Abbiamo fermato il tentativo di traffico di 200 chili di cocaina in partenza dall'America del Sud e destinata al porto di Livorno, ma che si è poi dispersa in mare per cattive condizioni meteo ma siamo riusciti a sequestrare 150 chili". 

Entra nel dettaglio anche il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla: "L'organizzazione transnazionale aveva legami con più Paesi d'Europa. Uno degli snodi dell'inchiesta è il sequestro di cocaina davanti al porto di Livorno. Ciò ha comportato una collaborazione con la procura di Firenze, perché in Toscana vivono alcuni esponenti della cosca Gallace. Il centro direzionale di questa organizzazione era a Guardavalle, qui avvenivano gli incontri importanti e da qui partivano le direttive per il traffico di droga. Questo sistema della comunicazione criptata è  stato svelato perché alcuni esponenti della cosca operavano in Calabria". 

"L'operazione nasce da una grande sinergia tra procura e Guardia di finanza. Si parte da Guardavalle ma si arriva in Colombia, Costarica e Nuova Zelanda. Ciò richiede un grande sforzo investigativo ma la risposta è stata ottima anche perché questa è la nuova frontiera delle indagini ed è per noi motivo di crescita", ha detto il generale Guido Geremia. 


Il colonnello Gdf Carmine Virno:
"Attività complessa ma che ci ha consentito di scardinare il sistema. La cosca ha al suo interno una rigida divisione di ruoli e compiti ben precisi e che non vanno mai travalicati. Una suddivisione quasi militare seguita da ogni membro. La cosca aveva ingenti mezzi economici e logistici, come dimostra il sequestro di 4 milioni di euro. Le mire attuali della cosca erano Australia e Nuova Zelanda. Per copertura usavano carichi di frutta. Importanti collaboratori di giustizia parlavano direttamente con i colombiani. Per quanto riguarda il server, era una scommessa difficile ma che siamo riusciti a vincere visto che c'erano 96mila account da decodificare"

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