di PAOLO CRISTOFARO
Portava la data del 28 aprile 2010 il contratto d'appalto che legava un'azienda al Comune di Reggio Calabria, dato che aveva come oggetto "la realizzazione del nuovo sistema pubblico integrato area reggina–sistema ettometrico lungo la via Giudecca tratto Corso Garibaldi/via Possidonea”: in poche parole i lavori per i tapis-roulant per le vie del centro città. Un contratto stracciato, poi, nel febbraio 2017, a seguito di un'interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria. Quella misura, con sentenza pubblicata dal Tar di Reggio (presidente: Caterina Criscienti; estensore: Andrea De Col) ha trovato ora conferma.
Il dato che attira particolarmente l'attenzione, leggendo tra le righe della sentenza, è il giro di rapporti e di interessi con personaggi legati alle stesse cosche che, nel 2012, hanno portato allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose. Per i giudici non vi è dubbio rispetto al "reciproco intreccio di rapporti economici e patrimoniali con soggetti esposti ai circuiti mafiosi della zona", per i quali "si giustifica, dunque, anche il provvedimento del Comune che ha ritenuto doveroso recedere dal contratto d’appalto".
Per il Tar di Reggio Calabria, così come lo era stato per la Prefettura in fase di emissione dell'interdittiva antimafia, ha assunto connotati di un certo rilievo la figura di un soggetto, i cui collegamenti con l'impresa sarebbero stati ormai acclarati, già condannato per il grave reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per essere stato ritenuto dagli inquirenti addirittura "il garante a livello politico ed imprenditoriale di una cosca di ‘Ndrangheta".
La sentenza sottolinea l'intreccio di stabili e occulti rapporti che avrebbero consentito ad una o più imprese "di occupare stabilmente il mercato degli appalti pubblici indetti dal Comune di Reggio Calabria". La ditta che si era aggiudicata l'appalto per i lavori nel centro storico, stando a quanto riportato in sentenza, manifestava una probabile "permeabilità al rischio di influenze criminose" e ciò proprio in considerazione del già menzionato "reciproco intreccio di rapporti economici e patrimoniali" con i soggetti chiaramente coinvolti negli ambienti mafiosi dell'area reggina. Nulla da fare, quindi, nonostante il ricorso al Tar. L'interdittiva rimane, come stabilito dalla Prefettura.
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