Il gup del Tribunale di Reggio Calabria Irene Giani ha condannato con il rito abbreviato cinque persone originarie di Cosoleto, Sinopoli e San Procopio, comuni dell’Aspromonte tirrenico reggino, per associazione mafiosa a conclusione del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato scaturito dall’inchiesta 'Propaggine' della Procura distrettuale antimafia.
I condannati sono tutti indicati come appartenenti alla cosca Alvaro, una delle ‘famiglie’ di 'ndrangheta più potenti del sistema criminale italiano. Il gup ha deciso la condanna per Francesco Alvaro (11 anni e 4 mesi); Antonio Rechichi (11 anni e un mese), Ferdinando Ascrizzi (8 anni e otto mesi); Raffaele Modafferi e Antonio Versace, entrambi condannati a 8 anni. L’inchiesta, avviata nel 2022, aveva ricostruito gli equilibri e le dinamiche criminali su cui reggeva la cosca mafiosa, che aveva ottenuto il riconoscimento dalla ‘casa madre’ calabrese per avviare la prima ‘locale’ di 'ndrangheta a Roma.
I condannati, infatti, nelle intercettazioni telefoniche e ambientali, usavano dire di “essere una propaggine di là sotto” per legittimarsi rispetto alle organizzazioni criminali romane. Il gup Giani, infine, ha disposto l’assoluzione per Domenico Alvaro, Giuseppe Modafferi, Eugenio Panuccio e Simone Restuccia, tutti originari di Sinopoli, San Procopio e Cosoleto.
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