‘Ndrangheta, si chiarisce la posizione dell’imprenditore Lerose: l’Arpat esclude il disastro ambientale

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Francesco Lerose
  17 agosto 2022 12:26

Si va sempre di più chiarendo la posizione dell’imprenditore Lerose Francesco, accusato inizialmente dalla Procura della Repubblica di Firenze di essere il prestanome della famiglia Grande Aracri, tanto vedersi contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e di illecito riciclaggio di rifiuti finalizzato al disastro ambientale.

La vicenda in questione balzata agli onori della cronaca nazionale  a seguito delle ordinanze cautelari applicate nel mese di aprile 2021 assume oggi altri contorni, tutti a favore dell’imprenditore, la cui totale estraneità ai fatti oggetto di indagine appare sempre più nitida.

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Ed infatti, il mese scorso Lerose veniva rimesso completamente in libertà dal Gip di Firenze, che aderiva alle richieste della difesa rappresentata dall’avvocato Gennaro Pierino Mellea  che nel richiedere la revoca degli arresti del suo assistito aveva evidenziato la piena legittimità dell’operato del Lerose  e quindi l’assenza di elementi che potessero  suffragare una partecipazione alla cosca Grande Aracri, con ciò sottolineando l’insussistenza dell’ipotesi associativa.

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Lo stesso legale aveva nella sua istanza evidenziato che nessun danno all’ambiente poteva essere ascritto all’imprenditore Lerose Francesco e che per tale motivo anche il rischio di reiterazione di reati ambientali era praticamente infondato.

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A conferma della regolarità dell’operato del Lerose giunge una conferma autorevole da parte dell’ARPAT (agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) che in una nota diramata qualche giorno fa ha affermato, all’esito di un controllo del territorio durato un anno, che  possiamo fornire un primo quadro dei risultati dei monitoraggi realizzati dal personale dell’Agenzia sulle acque sotterranee, superficiali e su suolo e sottosuolo nell’arco di poco più di un anno di attività: da giugno 2021 a luglio 2022. Le informazioni ambientali frutto dell’attività di monitoraggio fanno emergere un quadro non certo e neppure definitivo ma che, al momento, ci permette di affermare l’assenza di contaminazione nelle acque sotterranee e superficiali attribuibile all’utilizzo di aggregati riciclati contenenti KEU impiegati nei cantieri del lotto V della strada regionale toscana 429; partendo dalle acque sotterranee, i pozzi privati monitorati sono 12 e da giugno 2021 a luglio 2022 sono state realizzate 4 campagne di campionamento. I risultati dei campionamenti hanno evidenziato come i valori di cromo e antimonio, considerati indicatori del potenziale impatto legato alla presenza di materiale riciclato contenente KEU, sono sempre risultati inferiori alle soglie di contaminazione previste dal Testo Unico Ambientale. Per quanto riguarda, invece, il monitoraggio delle acque superficiali, il personale dell'Agenzia ha effettuato prelievi in piccoli fossi campestri che corrono lungo la strada 429 sia in direzione nord che sud. Le campagne di monitoraggio sono state sinora due a causa della scarsa piovosità del periodo. Dai risultati dei campioni prelevati non emergono particolari problematiche riconducibili ad una possibile contaminazione delle acque superficiali attribuibile alla presenza di aggregato riciclato contenente KEU. Per quanto attiene ai campioni di suolo e sottosuolo, il nostro personale ha effettuato sondaggi sia al piede del rilevato, ovvero sulla scarpata a fianco della strada che sul corpo del rilevato. I campioni prelevati sono stati suddivisi in due diverse tipologie, la prima composta da aggregato riciclato contenente KEU mentre la seconda da terreno naturale. Sono state effettuate le analisi sui materiali contenenti KEU di suolo e sottosuolo per valutare la capacità di cessione: dai risultati è emerso che tutti i campioni di aggregato riciclato contenente KEU sono classificabili come rifiuti non pericolosi. Sono state effettuate, poi, le analisi anche dei campioni di solo terreno naturale, tenendo conto dei parametri normativi contenuti nel Testo Unico Ambientale, ed è emersa l’assenza di superamenti dei limiti previsti per la concentrazione soglia contaminazione.

Alla luce degli esami eseguiti dall’ARPAT viene sicuramente riabilitata l’immagine del Lerose che era stato dipinto come un imprenditore colluso con la ndrangheta e spregiudicato nella gestione dei rifiuti macchiandosi di un vero e proprio disastro ambientale, in realtà inesistente.

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