Nicolino Grande Aracri, alias "Mano di gomma", è uno dei maggiori esponenti della criminalità organizzata del Crotonese. Da quanto riporta "Il Quotidiano del sud" in un articolo di Antonio Anastasi, il boss già condannato all'ergastolo avrebbe iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia.
Gli investigatori per ora parlano "di inizio di un percorso ancora tutto da sviluppare" per il boss di Cutro che in passato avrebbe avuto l'egemonia nel territorio crotonese.
Dallo spaccio di sostanze stupefacenti agli appalti pubblici, dal racket agli omicidi: negli anni il controllo dei Grande Aracri sarebbe stato capillare non solo in Calabria. Nel 2014, infatti, la cosca è stata al centro dell'operazione "Aemilia", che ha fatto nascere il più grande processo di 'ndrangheta al nord.
Ora bisogna capire dove e come si dirigeranno le dichiarazioni che Nicolino Grande Aracri rilascerà nei 180 giorni messi a disposizione per la redazione del verbale illustrativo. Dalle sue confessioni, se riscontrate e accertate, potrebbero svelarsi scenari criminali inediti finora ancora non tastati.
Grande Aracri, dunque, è il boss indiscusso dell'omonima cosca che da Cutro, un piccolo paese del Crotonese, ha assunto un ruolo di primo piano nel panorama della criminalità organizzata calabrese, estendendo i propri tentacoli al nord Italia ed in particolare in Emilia Romagna, come confermato dal processo Aemilia. La sua ambizione lo ha anche portato a compiere un passo "rivoluzionario" nel contesto 'ndranghetistico, quello di cercare di coinvolgere altri boss nel tentativo di abbandonare la dipendenza dal crimine di Reggio Calabria e formare una Provincia autonoma con base a Cutro. "Una famiglia di 'ndrangheta di serie A che ha interessenze in Emilia Romagna oltre che in tutto il crotonese, fino ad arrivare a Catanzaro" ha sempre definito i Grande Aracri il procuratore Gratteri.
Arrivato al vertice criminale con la violenza - fece uccidere il boss di cui era luogotenente, Antonio Dragone, facendogli sparare con un bazooka - e per questo condannato a diversi ergastoli, la sua strategia è stata però sempre improntata all'imprenditorialità e, soprattutto, come diceva lui stesso, avvicinare e legare a se "i cristiani buoni", vale a dire colletti bianchi, rappresentanti istituzionali, politici, professionisti, imprenditori, meglio se con addentellati nella massoneria. Ed è proprio tra questi ambienti che certamente non mancheranno le fibrillazioni dopo la notizia del "pentimento" di Grande Aracri.
Il boss, che era detenuto nel carcere di Opera, circa un mese fa, ha chiesto di poter parlare con i magistrati della Dda catanzarese. La Procura osserva uno stretto riserbo su cosa sia successo poi, ma secondo quel che si è appreso, Grande Aracri avrebbe già fatto alcune dichiarazioni, anche se, probabilmente, si tratta di quelle iniziali previste per l'inizio della collaborazione. Di certo cose da dire ne ha, e tante. Se veramente deciderà di mettere a conoscenza i magistrati di tutto quello che è a sua conoscenza, la lotta alla 'ndrangheta avrebbe una accelerazione impressionante in tutta Italia e consentirebbe di svelare i torbidi intrecci che legano 'ndranghetisti a politici, amministratori e colletti bianchi infedeli.
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