Il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, già condannato all'ergastolo, nel corso della sua deposizione al processo sulla "'ndrangheta stragista", in cui è imputato, ha invitato, nella sua deposizione in videoconferenza, il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, pm d'udienza, ad indagare sulle vicende del suo arresto "perché potrete scoprire - ha detto - anche i mandanti delle stragi degli anni '90". "C'erano imprenditori di Milano - ha aggiunto Graviano - che non volevano la fine degli attentati".
Giuseppe Graviano, boss di Cosa nostra del quartiere palermitano di Brancaccio, ha risposto stamani in videoconferenza alle domande del Procuratore davanti alla Corte d'Assise, presieduta da Ornella Pastore.
Graviano è imputato insieme al boss della 'ndrangheta Rocco Santo Filippone di essere stato tra i mandanti degli agguati ai carabinieri in provincia di Reggio Calabria, in uno dei quali furono uccisi i sottufficiali Antonino Fava e Vincenzo Garofalo mentre pattugliavano l'autostrada Salerno-Reggio Calabria all'altezza dello svincolo di Scilla.
Graviano, difeso dall'avvocato Giuseppe Alosio, del Foro di Reggio Calabria, ha detto di avere scelto finora di non partecipare alle udienze perché non aveva avuto il tempo di leggere i contenuti delle deposizioni dei collaboratori di giustizia. Il boss di Cosa nostra ha detto che i pentiti "hanno detto cose non vere" sul ruolo avuto dallo stesso Graviano nelle stragi verificatesi tra il 1992 e il 1994.
Alla domanda del procuratore Lombardo sui motivi che lo hanno indotto finora a non chiedere di essere interrogato, Giuseppe Lombardo, Graviano ha risposto: "Per non disturbarla".
Il processo riprenderà il prossimo 7 febbraio.
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