'Ndrangheta stragista, tutti i dettagli della requisitoria odierna

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La Corte Appello di Reggio Calabria
  27 febbraio 2023 18:11

E’ durata circa cinque ore la seconda giornata delle requisitoria del processo d’Appello ‘Ndrangheta stragista per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, da parte del Pg Giuseppe Lombardo. Il magistrato ha valorizzato le numerose testimonianze dei collaboratori di Giustizia Marcello Fondacaro, Girolamo Bruzzese, Antonino Fiume, Antonio Schettini e Annunziato Romeo, che hanno reso dichiarazioni sulla struttura della ‘Ndrangheta, della sua parte riservata, dei suoi rapporti con gli ambienti massonici deviati, con alcuni settori dei servizi segreti e con l’eversione nera.

Pg, 'Camera' scoperta grazie a cronista

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Giuseppe Lombardo, soprattutto, ha rivolto la sua attenzione verso la così detta ‘struttura degli invisibili della ‘ndrangheta’ - “la cosiddetta ‘Camera’ – ha evidenziato” – di cui avrebbero fatto parte, “in rappresentanza dei Piromalli, dei De Stefano e dei Papalia, Nino Gangemi ‘u signurinu’ (Gioia Tauro), l’avvocato Giorgio De Stefano (Reggio Calabria) e il preside Antonio Delfino (Platì), fratello del generale dei carabinieri Francesco Delfino”.

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Nel prosieguo del suo intervento, il rappresentante dell’accusa, ha detto che “grazie ad una coraggiosa giornalista, che ha curato alcune trasmissioni di inchiesta sulla ‘ndrangheta sul canale TV8 di Sky (Alessia Candido, di Repubblica, ndr), abbiamo appreso che il collaboratore di giustizia di Platì, Annunziato Romeo, uomo di fiducia dei Papalia, era stato richiamato  e minacciato per le sue dichiarazioni in quella trasmissione, tanto da esserne terrorizzato”.

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 Pg, "007, Delfino e la Falange armata"

Nel processo d’Appello su ‘Ndrangheta stragista, a Reggio Calabria, Il procuratore generale Giuseppe Lombardo nella sua requisitoria ha ricordato l’ascesa della ‘famiglia’ De Stefano nel ghota delle più importanti famiglie del sistema criminale italiano. “Il salto di qualità è la vittoria, nel 1975-1976, della prima guerra di ’ndrangheta che i De Stefano combattono alleandosi con i Piromalli. Il primo atto è l’omicidio del boss della ndrangheta jonica, Antonio Macrì, nel 1975, ad opera di Pasquale Condello ‘il supremo’, seguito a distanza di un anno, dall’assassinio nel carcere di Poggioreale ad opera di un killer di Raffaele Cutolo, di Domenico Tripodo. Giorgio De Stefano, però, vuole un proprio ruolo di capo della criminalità nazionale, e per scelte avventate non riuscirà ad averlo, e infatti, verrà ucciso il 9 novembre del 1977 in località ‘Acqua del Gallo’, in Aspromonte”.

Secondo il Pg fu l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino, fratello del preside Antonio, originario di Platì, a coniare la sigla ‘Falange Armata’, usata in alcuni omicidi eclatanti, come quello che vide vittima Umberto Mormile, assistente sociale carcerario che rifiutò una perizia di favore al boss Domenico Papalia per ottenere i permessi premio.

 “La sigla – ha detto Lombardo – altro non era che una agenzia di disinformazione utilizzata nell’ambito del progetto ‘Gladio’ dalla settima divisione dell’ex Sismi per operazioni riservate. Come racconta il collaboratore di Giustizia Antonino Fiume, ex cognato del boss Giuseppe De Stefano, i due raggiunsero Platì nel 1991 per incontrare il boss Domenico Papalia, che godeva di un permesso premio, ma dovettero fare anticamera poiché in quel momento Papalia era impegnato a interloquire con personaggi dei servizi di sicurezza”. 

 Da Bagarella l'ordine ai Graviano

"Con i calabresi te la vedi tu”. E’ l'indicazione perentoria rivolta da Leoluca Bagarella ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano per continuare il progetto Stragista. E' emerso nella requisitoria al processo d'appello su 'Ndrangheta stragista' a Reggio Calabria. “Subito dopo la morte di Totò Riina – ha detto Giuseppe Lombardo – il comando di Cosa nostra fu preso da Leoluca Bagarella, il quale continuò nella stessa direzione imposta a suo tempo dal cognato”. La requisitoria terminerà domani.

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