di STEFANIA PAPALEO
Trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori: con queste accuse in tre erano finiti nel mirino della Procura della Repubblica di Catanzaro, con tanto di sequestro preventivo di due fondi rustici ubicati a Soverato. Ma oggi, a distanza di oltre 10 anni dai fatti, tutto si dissolve in una sentenza di assoluzione che manda a casa Maurizio Gallelli (cl. 74) "per non aver commesso il fatto" e il padre Agazio Gallelli (cl. 42) con la presunta finta acquirente Caterina Lanciano (cl. 53) "perché il fatto non costituisce reato".
In calce al dispositivo di sentenza, la firma del presidente del Tribunale Beatrice Fogari (affiancato dai giudici a latere Elisa Fabio e Marilena Sculco), che ha contestualmente dissequestrato i beni che figuravano al centro della vicenda giudiziaria, in accoglimento della tesi difensiva sostenuta dagli avvocati Salvatore Staiano, Enzo Ioppoli e Vincenzo Cicino. Nulla ha potuto il pm d'udienza Veronica Calcagno, che aveva chiesto 8 anni di reclusione per Maurizio Gallelli e 6 anni di reclusione per Agazio Gallelli e Caterina Lanciano. I giudici del Tribunale si sono poi riservati di motivare la propria decisione entro 90 giorni.
Cade così il teorema accusatorio che indicava i Gallelli effettivi proprietari e artefici del raggiro che li avrebbe visti mettere a disposizione della Lanciano la somma di denaro necessaria a procedere con l'acquisto dei terreni in questione al fine di eludere le misure di prevenzione a carattere patrimoniale che i due imputati avvertivano come imminenti, nell'ambito di un'indagine più ampia che li ha visti accusati - poi assolti - di essere vicini al clan Gallace di Badolato, nel cui interesse avrebbero agito - sempre secondo l'accusa ormai caduta in Tribunale - anche rispetto alla vendita fittizia dei due fondi rustici "incriminati".
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