E' stato archiviato dal Gip del Tribunale di Vibo Valentia il procedimento penale per diffamazione aggravata nei confronti di Giuseppe Brugnano, segretario nazionale della Federazione sindacale di polizia (in servizio alla Digos di Catanzaro), e Lia Staropoli, presidente dell’associazione “ConDivisa”.
A portarli in tribunale era stato Emanuele Mancuso, rampollo dell’omonimo clan di Nicotera e Limbadi, figlio del boss Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, dal giugno dello scorso anno divenuto collaboratore di giustizia.
La vicenda nasce dalla chiusura di un gruppo facebook fondato dallo stesso Emanuele Mancuso e che vedeva fra gli amministratori Carmine Cocciolo, condannato il 31 marzo del 2016 in Cassazione a 3 anni e 4 mesi per estorsione. All’atto della chiusura del gruppo, Giuseppe Brugnano e Lia Staropoli si sono complimentati con la polizia postale, mentre in realtà la chiusura sarebbe avvenuta per volontà dello stesso amministratore del gruppo Carmine Cocciolo. “L’erroneità della notizia – scrive il gip – è costituita dal non corretta individuazione del soggetto che ha provveduto alla chiusura del gruppo facebook. Tale circostanza non appare tuttavia idonea a determinare offesa al decoro o alla reputazione della persona offesa”, cioè di Emanuele Mancuso,e “l’unico elemento diffamatorio ravvisabile nel caso di specie – sottolinea il giudice – è quello che gli aderenti al gruppo predetto hanno deciso di autoinfliggersi, denominando il gruppo stesso Al di sopra della legge – intoccabili autorizzati a delinquere”. Da qui l’archiviazione del procedimento penale per insussistenza dei presupposti per sostenere l’accusa in giudizio. Anche l’ufficio di Procura aveva chiesto per Giuseppe Brugnano e Lia Staropoli (assistiti dall’avvocato Silvana Curcio) l’archiviazione alla quale si era opposto Emanuele Mancuso.
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