"Unici in Italia a non avere alcun ristoro economico". Tuona Filippo Maria Larussa, segretario regionale dell'Anaao Assomed, sulla mancata corresponsione delle premialità Covid agli operatori sanitari-eroi calabresi. "Indignazione nel vedere che la Calabria è ancora una volta un unicum in termini di mancata attuazione di leggi dello Stato. I decreti Cura e Salva Italia convertiti in legge prima dell'estate fissavano delle risorse che per la Calabria ammontavano ad una prima tranche di 8 milioni e ad una seconda di 6 milioni. Risorse destinate a premiare per l'impegno profuso e per il rischio: un ristoro per la prima ondata. Per non dimenticare i disagi, quanti colleghi a spese loro sono dovuti andare in albergo per non infettare i familiari". Perché il meccanismo si è inceppato? A luglio alcune organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil (ma non le sigle autonome perché lo hanno giudicato "riduttivo"), avevano sottoscritto un accordo con il delegato regionale al Covid Antonio Belcastro poi a ottobre è arrivata la delibera di Giunta regione che alla prima tranche di 8 milioni aggiungeva altri 2 milioni. Secondo i calcoli dell'intersindacale dei medici si trattava di 89 centesimi al giorno per due mesi (marzo e aprile). "Meno di un caffè al giorno". Ma a quel punto, sentendo Larussa: "Si sono persi due mesi per recepire un accordo sottoscritto, sia pure inadeguato, forse era più importante remunerare con 7.400 euro al secondo il mitico corto di Muccino che non è stato visto in una sola sala cinematografica, invece i centesimi agli eroi sono stati negati. Tuttavia la Regione alle aziende non ha trasmesso la delibera. Era un caffè al giorno e non è stato nemmeno riconosciuto".
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