"Ho partecipato alla riunione del comitato che si oppone all’ennesima spoliazione di Catanzaro: il trasferimento dei frati minori cappuccini dalla chiesa del monte in altri Comuni, deciso dal Capitolo provinciale dell’ordine. Catanzaro perderà una realtà spirituale culturale e storica che da cinquecento anni è profondamente inserita nel centro storico".
E' quanto si legge in una nota stampa di Elena Bova Presidente Italia Nostra Catanzaro.
"Ho scoperto in questo incontro - prosegue - la ricchezza della comunità francescana ed il loro profondo radicamento nella storia di Catanzaro della quale sono custodi attraverso la cura e la tutela del patrimonio “un vero e proprio museo” presente nella chiesa del Monte dei morti tra le più belle della città. Il consiglio comunale all’unanimità e l’assessore Danilo Russo hanno fatto la loro parte nella richiesta di permanenza dei frati e dei beni culturali presenti nella chiesa, ma questo non basta".
"Sembra essersi diffuso un maledetto senso comune - si legge ancora - secondo il quale Catanzaro può essere privata pezzo dopo pezzo delle sue ricchezza, quasi in sordina, tanto non se ne accorge nessuno. E’ come se noi catanzaresi non contassimo nulla, ci prendono ciò che rimane e non ci danno quello che ci spetta. La lista degli scippi o delle legittime rivendicazioni deluse è lunga. Non mi stanco di ripetere che nell’elenco di 13 uffici periferici dello stato con pertinenza regionale da insediare nelle città capoluogo sotto la voce Catanzaro compaiono 13 No e questo non è più tollerabile. Uffici importanti che avrebbero portato lavoro economia e servizi quali hanno tutti gli altri capoluoghi non ci sono stati assegnati, ultimo in ordine di tempo la soprintendenza che è presente in tutti i capoluoghi di regione. A noi è rimasto solo questo, ma sulla carta. Allora, di chi sono le responsabilità?".
"Il caso non esiste. Siamo noi - conclude - con le nostre azioni a determinarlo e il nostro modo d’essere riporta alla nostra incapacità di difendere i nostri luoghi, le nostre bellezze, la nostra storia e di averne cura. I catanzaresi non amano la loro città, non la conoscono, se non qualche cittadino illuminato, le sue bellezze non sono state tramandate da generazione in generazione, le sue classi dirigenti hanno pensato che vivere qui dove si è nati fosse una sfortuna e i propri figli prima fuggivano meglio era per loro. Sappiamo solo lamentarci, dopo, quando la nostra città è ingiustamente sempre mortificata. Non lo abbiamo mai fatto ma Impariamo a ribellarci. Non è mai troppo tardi".
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