No alla privatizzazione di Poste Italiane: a Catanzaro il sit-in di sindacati e lavoratori

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images No alla privatizzazione di Poste Italiane: a Catanzaro il sit-in di sindacati e lavoratori
I manifestanti della Cisl
  18 maggio 2024 21:20

No all'ulteriore privatizzazione di Poste Italiane. A contestare le recenti decisioni del Governo, questa mattina, i lavoratori postali supportati dalle sigle sindacali (Slp Cisl, Cisl Magna Grecia e Failp Cisal ) riunite in un presidio unitario davanti alla Prefettura di Catanzaro.

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Poste Italiane è ad oggi la più grande Azienda di servizi del nostro Paese, non solo per dimensioni e per capillarità sull’intero territorio nazionale, ma anche e soprattutto per la sua autentica funzione sociale che costituisce, da oltre 150 anni, un elemento fondamentale di garanzia e sviluppo all’interno del sistema Paese e delle relazioni che intercorrono tra Azienda, istituzioni e cittadini. 

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“Non si capiscono le ragioni della privatizzazione di Poste Italiane, un’azienda che è in salute e ha oggi una importante funzione sociale in termini di servizi forniti ai cittadini. Siamo preoccupati delle ricadute negative che potrebbero esserci soprattutto nei nostri territori e in particolare nelle aree interne, oltre al tema delle possibili ricadute occupazionali”, ha affermato il segretario generale della Cisl Magna Grecia Daniele Gualtieri. 

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“La recente decisione del Governo di voler cedere ulteriori quote di Poste- ha detto il Segretario Regionale del SLP CISL Calabria, Bruna Breveglieri - desta enorme perplessità e preoccupazione in tutta la categoria, per diversi motivi. Non si comprendono le ragioni per cui lo Stato voglia privarsi di importanti quote di partecipazione di un’azienda in salute quale è Poste Italiane. Quest’ultima, infatti, è una delle aziende più redditizie del panorama italiano e produce utili di bilancio consistenti e consolidati nel tempo ed ogni anno, attraverso le quote azionarie detenute dal MEF, entrano nelle casse dello Stato importanti risorse economiche”. 

Si ipotizza che tale operazione di “svendita” potrebbe portare nelle casse dello Stato introiti nell’ordine di max 3,5 mld di euro, una goccia nel mare del debito pubblico italiano, con benefici azzerati in pochi anni dalle mancate entrate future.

“La preoccupazione – ha aggiunto Breveglieri - è rivolta verso le pesantissime ripercussioni negative per i cittadini e per le fasce più deboli della popolazione, soprattutto nei piccoli comuni e nelle aree più in difficoltà del Paese. Il rischio è quello di veder pregiudicata la funzione sociale di Poste Italiane e, di conseguenza, privare i cittadini di servizi essenziali oggi forniti anche nei luoghi più remoti del Paese e nei quali, il più delle volte, Poste rappresenta l’unica presenza dello Stato sul territorio. Ripercussioni che in Calabria, dove troppo spesso diritti ed investimenti vengono dirottati altrove, potrebbero essere devastanti”. 

Senza parlare poi delle ricadute che potrebbero verificarsi in termini di qualità del servizio e di livelli occupazionali.

Stupisce come la decisione del Governo di proseguire nella privatizzazione di Poste Italiane avvenga senza che nel Paese vi sia un reale e serio dibattito, poiché riteniamo che le decisioni politiche e di mercato che la riguardano coinvolgano inevitabilmente anche i cittadini e le loro tutele. 

Consegnare Poste Italiane in mano a gruppi immobiliari e fondi stranieri significa privare lo Stato di importanti entrate economiche future, consegnare in mani straniere il risparmio degli italiani ed esporre dati sensibili a rischi non prevedibili, privare i cittadini di servizi essenziali forniti anche nelle aree più remote del Paese e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro.

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