I protagonisti della vicenda erano stati condannati dalla Corte dei Conti, sezione Giurisdizionale per la Calabria, al pagamento di notevoli somme di denaro in favore del Comune di Nocera Terinese nel 2010. Nel 2014 la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato prive di fondamento tali accuse. L’avvocato dei ricorrenti Cristina Manfredi-Gigliotti del foro di Patti (Me) ha commentato: “se la Corte dei Conti avesse avuto la pazienza di attendere l’esito del giudizio penale non si sarebbero sprecate tante risorse economiche e, soprattutto, si sarebbe commessa una ingiustizia di meno”.
Il Tribunale di Lamezia Terme ha definito una vertenza giudiziaria lunga ormai 4 lustri e che riguarda alcuni ex amministratori e funzionari pubblici di Nocera Terinese per fatti amministrativi e contabili risalenti agli anni ’90. Inizialmente la controversia riguardava tutta la giunta municipale dell’epoca, 5 componenti più il comandante della Municipale. Nel corso della lunga controversia, relativa ad una sentenza della Corte dei Conti, la metà degli imputati avevano preferito gettare la spugna rinunciando ad avere giustizia e risarcendo il comune di Nocera Terinese di somme non dovute. Solo in tre, con determinazione hanno ritenuto di portare avanti le proprie ragioni: l’ex sindaco di Nocera Terinese Pasquale Motta, l’ex vice sindaco Antonio Grandinetti e l’ex comandante della Polizia municipale, Domenico Bruni, i quali, negli ultimi anni si sono scontrati con l’Osl del Comune di Nocera Terinese, nella persona della funzionaria della Prefettura di Catanzaro inviata a Nocera Terinese per gestire il dissesto finanziario dell’ente e determinata ad incassare le somme statuite dalla Corte dei conti. I ricorrenti, invece, ritenevano tali somme non dovute. Il provvedimento emesso dal Tribunale collegiale di Lamezia Terme, in sede di reclamo avverso l’ordinanza adottata dal giudice monocratico dello stesso Tribunale, in materia di esecuzione mobiliare, ha dunque dato ragione ai due ex amministratori e all’ex comandante della Municipale.
E’ utile a questo punto ricapitolare i fatti. In sostanza i tre cittadini di Nocera Terinese (nella loro qualità pregressa di amministratori pubblici e dipendente dell’Ente territoriale, rappresentati e difesi dagli Avv. ti Cristina Manfredi-Gigliotti, del Foro di Patti (ME) e Gaetano Nicotera del Foro di Lamezia Terme erano stati condannati dalla Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Calabria al pagamento di notevoli somme di denaro in favore del Comune di Nocera Terinese, in riferimento ad alcune accuse, che sono state, alla fine, dichiarate prive di alcuna fondatezza sia fattuale che giuridica, tanto che la Suprema Corte di Cassazione, con le sentenze nn. 247/2014 e 45088/2015, aveva mandato assolti, con formula ampiamente terminativa, perché il fatto non sussiste, i tre ex amministratori e ex comandante della PM noceresi, scagionandoli in toto da tutte le accuse penali ingiustamente rubricate a loro carico, escludendo sia 1’esistenza di indebiti vantaggi patrimoniali per i tre, sia svantaggi patrimoniali per 1’ente pubblico, con conseguente annullamento di tutte le statuizioni civili emesse nei precedenti gradi di giudizio.
Senonché, a latere del giudizio penale, la Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Calabria, radicando contro gli imputati procedimento contabile, era giunta alla conclusione della responsabilità contabile, ritenendo che i tre si fossero appropriati di somme di denaro gestendolo, inoltre, in modo illegittimo: da ciò era scaturita la condanna, per ciascuno dei tre, al pagamento di ingenti somme risarcitorie e riparatorie, confermata tale condanna, anche, dalla Sezione Prima Giurisdizionale Centrale-Roma. Per l’esatta comprensione dei fatti, occorre precisare che il provvedimento decisionale, contenente l’affermazione della responsabilità contabile ritenuta dalla Corte dei Conti , é stato emesso in tempi decisamente antecedenti (22 aprile 2010) rispetto a quello assolutorio del Supremo Collegio della Cassazione (il primo in data 27 febbraio 2014, il secondo, in data 14 ottobre 2015). La Suprema Corte ha ripetutamente posto il principio in base al quale, in ipotesi di presenza di due sentenze entrambe definitive ed entrambe contenenti statuizioni tra loro contrastanti (anzi, nel caso in rassegna, assolutamente collidenti), l’imperativo categorico è quello dell’applicazione della sentenza successiva.
Trattandosi dei medesimi fatti, esaminati da angoli visuali diversi (sub specie della responsabilità contabile e sub specie della responsabilità penale), appare evidente che, se la Corte dei Conti avesse avuto la pazienza di attendere, così come richiesto ripetutamente dalle difese degli imputati, l’esito del giudizio penale, che pur si presentava con caratteristiche pregiudiziale rispetto a quello contabile, non si sarebbero sprecate tante risorse economiche e, soprattutto, si sarebbe commessa una ingiustizia di meno.
Il Tribunale collegiale di Lamezia Terme (Giovanni Garofalo, Presidente; Salvatore Regasto, Giudice relatore/estensore; Maria Concetta Pezzimenti, Giudice), ad impulso del reclamo avverso 1’ordinanza monocratica sopra richiamata con cui erano state pignorate ed assegnate importanti somme di denaro in odio ai tre ex amministratori di Nocera Terinese (CZ), sottoposti ad esecuzione forzata con conseguente pignoramento presso terzi (datori di lavoro ed Enti pubblici, erogatori di pensioni e stipendi), ha accolto la domanda dei tre ex amministratori noceresi, sospendendo l’ordinanza del giudice monocratico, ritenendo che 1’intrapresa esecuzione forzata fosse stata iniziata e proseguita sine titulo e, in particolare, come rilevato nell’ordinanza modificativa, per carenza del fumus boni juris, nonché rilevando il periculum in mora.
Come già detto l’ordinanza del Tribunale Collegiale di Lamezia Terme, sia sotto il profilo del/Umufi boni juris (in pratica è stata iniziata una esecuzione mobiliare basata su un titolo esecutivo apparentemente tale, contraddetto, in tutta la sostanza, da uno successivo e potiore), sia quello del periculum in mora (come farebbe l’Ente pubblico a restituire le somme che sarebbero state esatte tramite una esecuzione illegittima, trovandosi esso in stato di dissesto finanziario?) rende Giustizia, prima di tutto al Diritto (che si pone, per definizione, quale tutela imparziale erga omnes) , secondariamente agli interessati.
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