di FRANCO CIMINO
La Pasqua non è il giorno del perdono, il giorno esclusivo in cui si perdona, alla scadenza del quale si torni al rancore. Allo spirito di vendetta. Alla caccia del nemico. La Pasqua o sarà tutti i giorni, per tutt’intero ogni santo giorno, o non sarà mai. La Pasqua nel cuore dell’uomo elimina il nemico, ne cancella il significato, la sua origine concettuale e morale. Il nemico non esiste se tu stesso non lo crei. E quand’anche si presentasse a te nelle sue espressioni più ostili, tu digli che lo ami non in quanto nemico, ché non sarebbe sentimento umanamente possibile, ma in quanto persona che ha in sé l’amore. Il fatto che lui non lo senta, é colpa della sua volontà di costruirsi una figura contro cui scaricare la propria mediocrità, la propria frustrazione per non aver ottenuto ciò che dalla vita aveva preteso indipendentemente dalle condizioni soggettive e oggettive. Quella brutta manifestazione di sé, che chiamiamo invidia, altro non è che la proiezione della nostra innaturale sofferenza verso colui il quale riteniamo superiore a noi.
Di più, l’atteggiamento nevrotizzante determinato dalla voglia di possedere non solo ciò che altri possiedono, di materiale. Ma ciò che di quelli non possiamo avere, neppure se, nella società delle alterazioni e delle finzioni, ci fingessimo illusionisti delle più accese immaginazioni. Se ci accontentassimo del nostro vivere e ci battessimo solo per il diritto che esso abbia la piena dignità del vivere, per noi e per tutti, e della vita chiedessimo che la società si dedichi al riconoscimento e alla valorizzazione dei talenti individuali, assegnatici perché siano messi a disposizione degli altri, sarebbe Pasqua sempre. Un giorno nel quale la “passione” sia solo il breve passaggio dalla difficile aspirazione alla felicità. Dall’inquietudine personale alla gioia dello stare insieme, l’uno per l’altro. E tutti per il tutto, nel quale l’umanità è compresa quale elemento essenziale della perfezione, non quale scopo esclusivo e punto terminale della Vita. Pasqua, quindi, è l’attimo dell’eterno in cui sofferenza e gioia, dolore e serenità, morte e risurrezione, si mescolano.
Non per confondersi, ma per superarsi in un elemento nuovo. Che fa nuove tutte le cose. E l’essere umano rinnova nel profondo. Che bello, Pasqua è come le stelle, crediamo che siano fisse, incollate alla volta celeste. E, invece, gli scienziati del cosmo ci dicono che esse si muovono alla velocità di un milione di chilometri all’ora. Pasqua per l’uomo è fissità e movimento, cambiamento nella stabilità. Bellissimo, no? Per questo Gesù è una figura che accomuna e affratella. Tutti, credenti e non. E Pasqua è il giorno nuovo, che concilia le parti del giorno e quelle della persona. E, allora, quando ci troviamo dinanzi al nemico, che sia egli a dichiararsi tale o il nemico che è dentro di noi a rivelarsi, proviamo a dirgli e a dirci:” parlo a te, amico mio
. A te, amica mia. Stai sereno, stai serena. Fatti Pasqua e restaci. Io non ti perdono, e non ti posso perdonare, per il semplice fatto che tu fai male solo a te stesso. Non a me. Non lo vedi? Son vivo/a. Vivo di me. E son felice anche quando soffro. Mi sono fatto/a Pasqua. Io non odio, non ho mai odiato. Non odierò mai alcuno. Tu sei nemico di te stesso/a. Ogni qualvolta ti sceglierai un nemico o vorrai odiare o vorrai far male, è a te stesso che ti rivolgi. È contro il tuo petto che lanci la tua freccia avvelenata. E se non morirai all’istante, come vorresti morisse il tuo nemico, morirai piano piano, ogni giorno in cui non hai celebrato Pasqua. E ricordati sempre che salire una scala, non ti farà mai più alto/a di chi resta con i piedi attaccati al suolo. L’unica scala che tutti dovremmo salire è quella della coscienza, della conoscenza. E dell’Amore, che dal basso porta il più in alto. In alto che di più non si potrà. Con la fermata intermedia, che è la Verità. Poi, ci sarà l’ultima. Per tutti coloro che avranno la gioia di vedere Dio. O l’Assoluto. O l’Eterno movimento delle stelle, per chi non crede.”
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