Non c'è salute senza quella mentale: in Cittadella Regionale la prima Conferenza sul tema

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images Non c'è salute senza quella mentale: in Cittadella Regionale la prima Conferenza sul tema
Da sinistra: Iuliano, Squillaci, Curia, Marcello, Galati e Manfredi
  05 aprile 2022 12:32

Non c’è salute senza salute mentale”. Lo dice espressamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e lo riporta Caterina Iuliano, in rappresentanza del Coordinamento delle associazioni di Salute Mentale, nella prima parte della lunga mattinata in Cittadella dedicata alla prima Conferenza regionale sulla Salute Mentale, che il CASM ha organizzato in collaborazione con “Comunità Competente”, Comunità Progetto Sud, CNCA, Fish Calabria, Unasam e Forum regionale del Terzo Settore.

Una Conferenza che, per la prima volta, e su impulso di novanta associazioni, riporta all’attenzione delle istituzioni quella che da sempre è stata considerata la “Cenerentola” del sistema sanitario, ovvero la salute mentale. “Stavolta è la società civile e organizzata che avanza proposte nel bene della comunità, superando l’autoreferenzialità – è toccato a Rubens Curia, portavoce di “Comunità Competente”, precedere il lungo parterre di intervenuti, coordinati da Giorgio Marcello, docente dell’Unical – Alla Regione chiediamo l’istituzione di un tavolo permanente per l’adozione di un piano della salute mentale, che preveda la presa in carico territoriale, la domiciliarità degli interventi, il rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale e l’istituzione delle consulte nei dipartimenti stessi, nuovi piani di fabbisogno del personale e l’istituzione del servizio di neuropsichiatria infantile che ad oggi manca.  Ma la lista sarebbe ancora lunga, e dobbiamo fare presto per evitare che centinaia di persone continuino ancora a curarsi fuori regione o a non curarsi affatto”. La Conferenza, quindi, ha dato vita ad un “movimento culturale” che è solo all’inizio, e che si propone di restituire la centralità alla persona, come ha tenuto a precisare Luciano Squillaci, portavoce del Forum regionale del Terzo Settore: “L’integrazione socio-sanitaria, che tiene conto di fattori che vanno ben oltre il concetto di salute,  abbracciando le tematiche della socialità e della povertà, non si fa tra gli uffici, ma è comunitaria, perché comprende le famiglie, gli utenti, le associazioni, che devono essere partecipi della costruzione dei luoghi dell’integrazione a livello regionale”. Le famiglie, del resto, sono le prime ad essere sconvolte dalla malattia mentale del proprio figlio e a subire le conseguenze dello stigma: molte non si rivolgono ai servizi per vergogna, altre si sentono impotenti e abbandonate a se stesse, come ha riportato Caterina Iuliano e, successivamente, Paolo Morabito, vicepresidente “Altea” nonché genitore coinvolto. “Le famiglie  sono solite isolarsi, si ostinano a perdere tempo perché pensano che non si possa fare nulla, aggravando di fatto la malattia – ha affermato Morabito- Eppure la malattia mentale non è incurabile, ma è fondamentale rivolgersi sin da subito alla medicina territoriale, che va rafforzata, perché le famiglie  non hanno gli strumenti e le competenze per superare le crisi dei propri figli. Dicono che per intervenire  bisogna che una persona con disagio mentale commetta un reato: ma che tipo di reato dovrebbe commettere?

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Lo stesso “budget della salute” – al centro dell’intervento di Marina Galati, presidente di CNCA – non può prescindere dalla presenza degli utenti stessi, delle famiglie e del Terzo Settore per la produzione di un piano personalizzato che dia una migliore qualità della vita e centralità alla persona. Certo, la situazione pandemica ha portato ad un progressivo impoverimento dei servizi attinenti la Salute Mentale, pur registrando un incremento notevole di nuovi casi tra i più giovani: nella sua lunga relazione, Rosina Manfredi, direttrice del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp di Catanzaro, ha elencato i “nuovo target” di casi clinici, comprendenti giovani che fanno uso di sostanze con disturbo bipolare e schizofrenia, e con disturbi del comportamento alimentare che devono rivolgersi fuori regione, senza dimenticare gli autori di reato che soffrono di depressione all’interno degli istituti penitenziari o gli stessi migranti, ancora più svantaggiati, che accedono solo a ricoveri di urgenza.

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Sulla capacità di “recovery”, ovvero di accettare il danno della salute mentale senza privarsi della capacità di autodeterminarsi e di prendere coscienza di sé, l’intervento di Lidia Rizza dell’associazione “Strada facendo”, seguito da quello di Immacolata Cassalia, consigliera nazionale Unasam, che invece ha puntato l’attenzione sulle Rems, ovvero le strutture residenziali intermedie in cui dovrebbero convergere le persone appena dimesse dall’ospedale per la riabilitazione, ed alle quali si accede in Calabria dopo lunghe liste d’attesa, e di Giovanni Schipani, portavoce di Articolo 24.

Dalla Regione, attraverso le parole del Governatore Roberto Occhiuto, sono giunte piene rassicurazioni in merito al Piano Operativo Sanitario, al quale si aggiungerà anche il Piano di Ricognizione del Debito, per avere contezza di quanto ammonta il debito regionale sulla sanità: “Il Piano Operativo sarà sottoposto alla vostra attenzione per suggerimenti ed integrazioni, perché non possiamo mettere mano da soli alla riforma della Sanità,  abbiamo bisogno del contributo di  chi ha esperienze di “trincea” come voi ed è più vicino ai territori – ha ribadito il presidente della Regione, affiancato dall’assessore alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, e dal Sub Commissario alla Sanità Ernesto Esposito. Quest’ultimo, in particolare, ha dato notizia della prossima apertura a Girifalco di venti posti letto per luglio, e di quanto si stia facendo per istituzionalizzare un tavolo che comprenda tutti gli attori della comunità per ripensare ad una nuova sanità, meno ospedalocentrica e più territoriale.

Tra tutti, comunque, quello di Palma La Bella, presidente di “Fiori del deserto” con un passato di anoressia e depressione alle spalle, è stato l’intervento più sentito: “Nella nostra società non è permesso ammalarsi di mente, e se succede nessuno deve saperlo. Solo chi l’ha vissuto può comprendere il male di vivere, e quanta solitudine reca con sé.  E ancora più terribile è il rassegnarsi a non guarire, sarebbe la fine di tutto.  Ma dove sono in Calabria le strutture riabilitative dopo l’acuzie?”

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