Non si può pensare di smembrare il Campus per esigenze che nulla hanno a che vedere con la cultura...

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  10 novembre 2019 20:24

di TULLIO BARNI

Desidero subito precisare che queste riflessioni sul futuro della nostra Università, che con cortese generosità mi sono state richieste, sono frutto esclusivo del mio pensiero. E’ ovvio che la “politica universitaria” è appannaggio dei Rettori e degli Organi collegiali: Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione.

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Si tramanda che all’ingresso della Accademia di Platone ci fosse scritto:”Non entri chi è inesperto di geometria”. Da sempre, dunque, il sapere è stato considerato nella sua inscindibile unitarietà!

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E che cosa erano i “filosofi naturali” se non dei pensatori abituati ad integrare dialetticamente le varie forme del sapere?( L’isosomia delle leggi della città con l’isosomia delle leggi del corpo. Si veda il recentissimo Elogio del Diritto. Massimo Cacciari, Natalino Irti. A conferma della vicinanza fra Diritto e Scienza si veda l’ECLT dell’Università di Pavia:European Centre for Law, Science and new Technologies). E che dire di Galileo, forse il più grande dei filosofi naturali, che Calvino indicava come uno dei nostri maggiori letterati?

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Le specializzazioni del sapere sono inevitabilmente nate quando la potenza conoscitiva è esplosa in tutti i campi e si sono aperti una miriade di percorsi che scavando nelle profondità del conoscibile perdevano inevitabilmente quella dimensione orizzontale del sapere che ha fatto dell’uomo, nel tempo, un cittadino che ha reclamato con forza quello Stato di Diritto, unico Ordinamento che permette alla creatività del pensiero di dare sempre nuovi slanci alla nostra civile convivenza.

Ed è così, che avendo come riferimento questa cornice storica, dobbiamo responsabilmente costruire dei percorsi formativi adeguati ad una società in continuo mutamento dove la conoscenza subisce delle accelerazioni impensabili fino a qualche decennio fa, senza disperdere questo sapere frantumandolo in tante monadi autoreferenziali, perché anche se le conoscenze cambiano continuamente sotto i nostri occhi, caratterizzandosi per le loro “singolari pluralità”, sono comunque tenute insieme da quel filo rosso che non possiamo recidere perché faremmo un grave torto alla nostra umanità.La scienza e la democrazia, contrariamente a quanto si possa pensare, hanno mosso i loro primi passi insieme (Scienza e quindi democrazia. G.Corbellini; Disinformazione scientifica e democrazia. Le competenze dell’esperto e l’autonomia del cittadino.M. Dorato).

Se questa è la storia, come lo è, quando si sono dovute costruire le nuove Università, cioè le massime depositarie del sapere, il genio architettonico non poteva che immaginare il Campus. Mai, infatti, come per la realizzazione di un Campus, la forza creatrice dell’architettura ha sprigionato tutte le sue peculiarità dando nuove forme alla realtà, non solo plasmandola, sotto gli occhi creativi dell’immaginazione umana, ma, cosa ancora più importante, creando nuova conoscenza, la sola che può assicurare il consolidamento e l’espansione della nostra dignità. Mai come in questo caso, la forma è diventata sostanza, dove la sostanza non è altro che la possibilità, riservata ai nostri giovani, di pensare un futuro nato proprio grazie a quelle contaminazioni dei saperi che solo nella forma del Campus possono dispiegare tutte le loro potenzialità. Nasce proprio dai Campus americani, l’esigenza di arricchire i percorsi formativi delle Scuole di Medicina, con quegli studi che vanno sotto il nome di Medical Humanities (Medical Humanities e medicina narrativa. L. Zannini; Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea.M.Nussbaum).

In conclusione, non possiamo snaturare quelle che sono le esigenze formative di una società sempre più globale e complessa con preoccupazioni che trovano le loro ragioni d’essere in esigenze che nulla hanno a che vedere con la cultura.

P.S.1

Mi sembra una palese contraddizione la costruzione della metropolitana che collegherà l’Università e l’edificio della Regione con il centro della città di Catanzaro ed allo stesso tempo pensare di smembrare il Campus.

P.S.2

E’ con grande mia meraviglia, che nessuno degli interventi che fin qui si sono succeduti in questo dibattito, anche docenti universitari, si siano occupati o meglio preoccupati delle esigenze insite ai percorsi formativi, è cioè sbalorditivo che si avanzino proposte che non hanno niente a che vedere con le dinamiche della formazione, snaturando così il ruolo che la Costituzione prevede per le Istituzioni di Alta Cultura, e dunque dell ‘Università, cioè il diritto di darsi “ordinamenti autonomi”.

 

 

 

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