Quindici le misure cautelari eseguite, di cui 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 7 ai domiciliari, 1 obbligo di dimora e 3 misure interdittive, di cui due nei confronti di professionisti. Scattato anche un arresto in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in quanto rinvenuti durante una perquisizione 18 Kg di hashish e 4 di marijuana. Sequestrati anche preziosi ed orologi di valore.
Le indagini della Guardia di Finanza di Reggio Emilia sfociate nel blitz di questa mattina (LEGGI QUI) hanno evidenziato infiltrazione criminali nel tessuto economico regionale e conseguente gestione criminale, con influssi sull’intero territorio nazionale: coinvolti calabresi originari di Cutro, professionisti calabresi e campani, ma anche originari di Reggio Emilia e della Provincia di Foggia.
Il meccanismo fraudolento prevedeva la creazione di società cartiere o l’acquisizione di società realmente esistenti poi destinate alla emissione di fatture false, che venivano intestate principalmente a prestanome, i quali agivano sotto le direttive dei capi dell’organizzazione.
Individuate dalle fiamme gialle reggiane ditte compiacenti, i cui titolari effettuavano bonifici pari all’importo delle fatture false o per operazioni inesistenti ricevute sui conti correnti riferibili alle società del sodalizio; denaro che successivamente veniva - sia attraverso numerosi prelievi giornalieri, sia attraverso bonifici o emissione di assegni - riconsegnato agli stessi fruitori delle fatture emesse per operazioni inesistenti, al netto della percentuale stabilita per il “servizio”.
TUTTE LE IPOTESI DI REATO
Oltre ai reati fiscali i sodali avrebbero commesso anche numerosi altri delitti, quali l’estorsione, il riciclaggio ed auto-riciclaggio dei proventi illecitamente ottenuti, nonché bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche ed appropriazione indebita. Non solo frodi al fisco, dunque, ma anche al welfare statale, con la percezione illecita di indennità di disoccupazione Naspi ( per circa 60mila euro) e per contributi pubblici nel periodo Covid (per circa 72mila euro).
Ricostruito, dalle fiamme gialle reggiane, il sistema di riciclaggio internazionale utilizzato dall’organizzazione in molti casi: i proventi illecitamente ottenuti venivano fatti confluire attraverso un sistema di scatole vuote prevalentemente verso il territorio Bulgaro; da qui, il denaro veniva inviato su ulteriori conti esteri o monetizzato, per essere poi reintrodotto fisicamente in Italia. In altri casi, l’organizzazione criminale, per “ripulire” il denaro illecitamente ottenuto e reintrodurlo nei circuiti dell’economia legale nazionale, lo reinvestiva nell’acquisto di diamanti o preziosi ovvero in autovetture di lusso, acquistate in territorio austriaco e poi noleggiate sul territorio reggiano, attraverso società riconducibili all’organizzazione.
In totale, si tratta di oltre 4 mln di euro di fatture false: l’importo dell’imposta evasa da 69 società, risultate essere le maggiori utilizzatrici delle stesse false fatturazioni, ammonta a oltre oltre 6mln di euro.
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