Nuova istanza della difesa al Gip: “Pittelli vive una devastazione psicologica. Pericolo di reiterazione non più attuale”

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Giancarlo Pittelli

"Sono stato portato in carcere in una cella dove c'è un giaciglio di ferro con cinque centimetri di gommapiuma e uno stesso lurida e uno stesso giaciglio per la testa di due centimetri altrettanto lurida, in una cella indicibilmente immonda, senza provvista di acqua, senza provvista neanche di sigarette o di generi di conforto"

  27 luglio 2020 10:18

di EDOARDO CORASANITI

C’è una nuova istanza di scarcerazione sul tavolo di Barbara Saccà, giudice delle indagini preliminari di Catanzaro. E’ firmata dagli avvocati Guido Contestabile e Salvatore Staiano, i legali di fiducia del volto più conosciuto della maxi indagine “Rinascita-Scott”, il blitz guidato dal procuratore Nicola Gratteri e che il 19 dicembre scorso ha portato all’emissione di 334 misure cautelari e all’iscrizione di 416 persone nel registro degli indagati: Giancarlo Pittelli, 68 anni, avvocato, ex parlamentare, detenuto da oltre sette mesi nel carcere di Nuoro, in Sardegna. Inizialmente finito tra le carte con l’accusa di associazione mafiosa, poi derubricata dal Tribunale della Libertà in concorso esterno “aggravato” (da capo promotore) con la permanenza dei reati “fine” come abuso d’ufficio e rivelazione di segreto istruttorio e infine ridimensionato dalla Corte di Cassazione in concorso esterno “ordinario” (per aver agevolato l’associazione) ma senza le accuse di altri reati, annullati e sgretolati dai giudici romani di piazza Cavour.

A inizio luglio, inoltre, un’altra istanza degli avvocati è stata rigettata dal giudice dell’indagine preliminare Pietro Carè, che ha confermato la misura cautelare in carcere sul presupposto che la Corte di Cassazione ha rigettato la parte in cui il ricorso si interessava delle esigenze cautelari e dell’adeguatezza della misura.
Di fronte a questo “no”, la difesa ha proposto Appello cautelare al Tribunale della libertà. Si attende la definizione della data di trattazione del ricorso.
Con quello di questi giorni, il conto delle istanze di scarcerazione sale e 3: una a gennaio, una a inizio luglio, una a fine luglio. E se per la prima l’appello successivamente presentato ha dato esito negativo, per il secondo ricorso si attende la data di trattazione.

Ora tredici pagine di istanza di scarcerazione (a norma dell’articolo 299 del codice di procedurale penale) che si concludono con una sola, unica, decisa richiesta: revoca o sostituzione della misura detentiva con una meno afflittiva anche con l’ausilio del braccialetto elettronico nella propria abitazione familiare, o in quella di Copanello. La ragione: il Gip deve tenere conto dell’attualità del pericolo di reiterazione. Elemento che, secondo la difesa, è ormai inesistente: Pittelli è sospeso dall’esercizio della professione e il clamore mediatico di “Rinascita Scott” ha bruciato qualsiasi suo contatto che posso portarlo nella direzione di commettere nuovi reati.

In tredici pagine vengono esposte le ragioni giuridiche e procedurali per cui il carcere, secondo il collegio degli avvocati, non può essere la misura congrua per Pittelli: la richiesta di interrogatorio, l 'annullamento parziale  della Corte di Cassazione, la trasmissione dei contenuti non omissati dei verbali del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, la vicenda Valtur e la vicenda Basile, le condizioni di salute dell’indagato, nuove circostanze che neutralizzerebbero l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione dei reati contestati.

Ogni punto è approfondito con una serie di argomentazioni che la difesa ritiene irrinunciabili nell’esame che il Gip deve tenere a mente nella valutazione del regime cautelare da adottare a Pittelli.

Interrogatorio. Si parte dall’interrogatorio di garanzia in cui Pittelli non ha risposto per “l 'impossibilità oggettiva di studiare l'enorme coacervo processuale in un brevissimo tempo”. Siamo al 21 dicembre 2019 e Pittelli, davanti al Gip, decide di avvalersi della facoltà di non rispondere ma rilascia dichiarazioni spontanee: “Io sono dalle 3:20 di tre giorni fa in condizioni di semi allucinazione per cui non ho assolutamente letto nulla, salvo le imputazioni, sono stato tenuto fino alle 20:00 circa presso la Legione dei Carabinieri dopo una perquisizione di un intero giorno, sono stato portato in carcere in una cella dove c'è un giaciglio di ferro con cinque centimetri di gommapiuma e uno stesso lurida e uno stesso giaciglio per la testa di due centimetri altrettanto lurida, in una cella indicibilmente immonda, senza provvista di acqua, senza provvista neanche di sigarette o di generi di conforto. Non sono in condizioni di parlare compiutamente delle contestazioni che vengono fatte a mio carico. Posso dire semplicemente che trovo le contestazioni per quelle che ho letto del tutto assurde, io non sono un massone, ma soprattutto non sono un mafioso. Sono massone in quanto appartenente a un circolo dal 1983 fino un' 84 anni in cui mi dimisi perché lo ritenevo una cosa molto... Anacronistica e ridicola, dopodiché ci sono rientrato per spinta di un medico nel 2017, proprio, a patto che si rinverdisse la tradizione liberale massonica come ideologia, non ci sono mai andato, non ho mai approfittato, ho dovuto approfittarne semplicemente per mie difficoltà nate da una grande truffa che ho subito negli anni 2006 - 2007 per i quali pagherò fino al 2029, per il momento non ho altro da aggiungere”.
Il tempo passa, arriva giugno e la notifica della conclusione delle indagini, momento in cui l’indagato decide di chiedere un interrogatorio con i pm catanzaresi. A Nuoro però si presentano quello sardi e così sceglie di tornare in cella.
Per gli avvocati, Pittelli “non è mai stato messo nelle condizioni di difendersi in maniera appropriata: in un primo momento perché troppo breve il periodo per studiare la marea di atti notificatigli; in un secondo momento per la ritenuta inopportunità di rispondere ad un pm "estraneo" al processo. Nei fatti non è stato mai messo nelle condizioni di interloquire con coloro i quali ne hanno disposto la carcerazione”.

Annullamento della Cassazione: il 25 giugno scorso la Cassazione annulla senza rinvio per i reati fine e cristallizza la seguente didascalia sul piano di come è cambiata l’accusa: da una ritenuta partecipazione mafiosa ad un concorso esterno da capo promotore, ad un "ordinario" concorso esterno in associazione mafiosa

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Verbali di Mantella. Gli avvocati Staiano e Contestabile spiegano anche la vicenda dei contenuti dei verbali del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. “Pittelli non ebbe mai copia dei verbali non omissati del collaboratore; Nondimeno, potè leggerli e prendere qualche appunto; e tale conclusione è confermata dal fatto che costui ebbe a riferire a Giamborino di una lettera che il collaboratore aveva indirizzato ai congiunti per giustificare la sua collaborazione. Dato, questo, ignoto perché inesistente nei verbali omissati e dunque dimostrativo della lettura integrale degli stessi da parte dell'indagato”, scrivono nell’istanza di scarcerazione. Per poi continuare nel dire che ciò che era nel patrimonio conoscitivo di Pittelli era di dominio pubblico, come dimostrano gli articoli di giornale. In sintesi, la venuta meno della rivelazione dei verbali omissati di Mantella, secondo la difesa, farebbe crollare l’esistenza di una loggia massonica segreta.  

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Vicenda Valtur e vicenda Basile. La prima delle due vicende dimostrerebbe un contrasto di interessi tra l'avvocato Pittelli e la consorteria: Pittelli aveva intenzione di lucrare sulla vendita del villaggio a danno della cosca o dei suoi rappresentanti. Con riferimento alla vicenda Basile, appare “di chiarissima lettura la circostanza che l'indagato aveva un debito con Basile e che aveva ricevuto inopportune "visite" per provvedere all'adempimento di quanto dovuto. Quest'ultima vicenda potrà essere dichiarata e documentata senza smentita”, assicurano Contestabile e Staiano.

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Condizioni di salute.  Qui la difesa è lapidaria: “L'indagato sta vivendo una devastazione psicologica per effetto della carcerazione. Non si tratta di stabilire se sia compatibile o meno con il regime carcerario. Qui si tratta di stabilire se ed in che misura i numerosissimi farmaci che assume quotidianamente, non stiano trasformando la carcerazione del 68enne Pittelli in un fenomeno inumano e degradante e se ed in che misura tale condizione psicologica non incida - ed anche parecchio - sul meccanismo cautelare e sulla riproponibilità concreta ed attuale della sua condotta”. Riflessione condivisa anche da uno psichiatra che ha visitato Pittelli e ha concluso con la convenzione che il regime carcerario sia incompatibile con le condizioni del detenuto. Anzi, aggiunge il medico, lo stato di detenzione non fa altro che aggravare lo stato di salute del paziente. Con un rischio: “L’impatto, seriamente limitativo, sul diritto inalienabile di Pittelli di esercitare al meglio il diritto alla difesa”.

Manoscritto trovato nel suo studio legale. “In quel manoscritto non c'è Rinascita Scott perché ci sono tante altre diciture che sono completamente irrilevanti. Ma la spiegazione di quel manoscritto e della conoscenza dell'indagine la può dare solo Pittelli che, per la prima volta, chiede di potere interloquire in m niera dettagliata sul punto”, chiosano gli avvocati di Pittelli.

L’attualità della pericolosità sociale
. Si parte da una rilettura dell’articolo 275 del codice di precedura penale, per cui si valorizza una presunzione di non adeguatezza di altre misure cautelari alternative al carcere.
Presunzione che per la difesa non puo’ non tenere conto di nuovi elementi di fatto e di diritto che si aggiungono durante il tempo, come l’annullamento da parte della Cassazione della misura cautelare per Giorgio Naselli, colonnello dei carabinieri indagato in “Rinascita Scott” per una vicenda collegata a Pittelli e che prima era in carcere, poi ai domiciliari, ora libero proprio grazie all’intervento degli Ermellini che hanno accolto il ricorso dei suoi legali, Giuseppe Fonte e Gennaro Lettieri. Dunque, l’allarme della reiterazione del reato e di  un possibile contribuito (pur senza farne formalmente parte), al rafforzamento, alla conservazione e al raggiungimento degli scopi dell'associazione di stampo mafioso, la possibilità di prodigandosi in favore degli accoliti detenuti al fine di far ottenere loro conoscenze di atti coperti da segreto” o di portare all’esterno “ambasciate” sarebbe neutrallizato da una serie di fattori: “Da circa otto mesi abbia (Pittelli, ndr) interrotto, per ovvie ragioni, la propria attività professionale;   il  clamore  mediatico  della  vicenda   abbia  "bruciato" qualsiasi  relazione   professionale funzionale ad una eventuale e qualsivoglia  possibile  reiterazione del reato; non   potrebbe    esercitare    il    ruolo    di    avvocato    per    l'intervenuta     sospensione dell'abilitazione; mai alcun cliente si rivolgerebbe allo  stesso  per  consulenze,  considerata  la  va sta  eco mediatica  relativa  alla sua carcerazione ed alle relative ragioni sottese”.

Conclusioni degli avvocati Staiano e Contestabile. Si passa alle conclusioni, cementate da quanto descritto in tredici pagine: il rischio di recidiva va verificato anche sul criterio dell’attualità, in modo tale da rendere attuale il pericolo di reiterazione “non bastando   più ipotizzare che la  persona        sottoposta alle indagini/imputata, presentandosene l'occasione,  sicuramente, o con elevato grado di probabilità , continuerà a delinquere e/o a commettere i gravi reati indicati dall'articolo 274, comma 1, lettera c) codice di procedurale penale, ma occorrendo ipotizzare anche la certezza o comunque l'elevata probabilità  che l'occasione del delitto si verificherà.  Dovendo,  il giudizio  prognostico  non basarsi più sul  seguente  schema  logico:  "Se si presenta  l ' occasione  sicuramente,  o molto probabilmente,   la persona  sottoposta  alle indagini reitererà  il delitto", ma dovendo, invece, seguire  la diversa, seguente  impostazione:  "Siccome è certo o comunque  altamente probabile  che si presenterà l'occasione del delitto, altrettanto certamente o comunque con elevato grado di probabilità  la persona   sottoposta   alle   indagini/imputata   tornerà  a  delinquere".

 

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