Ill.mo Direttore,
sono sgomento a leggere anche sulla testata di “La Nuova Calabria” le riflessioni del chiar.mo Prof. De Crescenzo [docente di italiano e storia] le quali sono state dallo stesso esposte anche sulle pagine di facebook.
Ritenevo, per vero, che la “discussione” svolta sul social avesse già offerto sufficienti elementi per chiarire ogni dubbio.
Ma la pubblicazione delle medesime considerazioni su “La Nuova Calabria” mi costringe, mio malgrado, a puntualizzare anche in questa sede quanto già ivi esposto, sebbene di scarsissimo interesse per i lettori.
Sarebbe stato infatti sufficiente lasciarsi andare ad una lettura, accompagnata dal significato concesso dalla lingua italiana, per avvedersi che le parole da me impiegate non potevano alludere a [pretese] inefficienze amministrative o per denigrare il sistema burocratico borbonico.
Né mi sono lasciato prendere, sprovveduto, da false interpretazioni della storia. La citazione del sistema borbonico è stata inclusa nella censura rivolta al sistema attuale per le modalità di selezione dei Governanti, le quali sono spesso ispirate alla mera “fiducia”, secondo quanto avveniva nel sistema borbonico [e in tanti altri sistemi], come sicuramente noto all’Ill.mo Prof. De Crescenzo.
Il “risentimento” per la citazione dei Borboni, mi pare, però profilo davvero non particolarmente qualificante, rispetto alla denunzia delle oppressioni alle quali sono state costrette le nostre popolazioni, le quali continuano a subire soprusi e negazioni di diritti e prerogative fondamentali.
Se fosse – non già soltanto “conservata”, ma - impiegata per il progresso e per rendere migliore la vita degli individui e delle comunità, la conoscenza potrebbe svolgere realmente il proprio compito, il quale non è certamente quello di consentire ad ognuno di sfoderare le nozioni possedute; ma di assumere una portata culturale. La cultura è, infatti, come piace dire a qualcuno, ciò che resta quando si è dimenticato ciò che è stato letto; un elemento fondamentale della Virtù, come direbbe qualche filosofo del passato remoto.
Una perdita di memoria penso forse faccia bene anche ai facili censori di parole le quali non sono state lette con la dovuta e meritata attenzione.
Prof. Avv. Valerio Donato
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