"E' ancora in via di valutazione. Dipende da criteri di incidenza e tendenza, valore Rt e altri 21 indicatori compresi quelli di resilienza, cioè relativamente a quanto il sistema sia in grado di rispondere". Queste le parole di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Prevenzione del Ministero della Salute, alla domanda dei giornalisti relativa alle decisioni per le regioni da dichiarare "zone rosse".
"Diminuire l'afflusso ai Pronto soccorso e alle strutture ospedaliere è in questo momento assolutamente una priorità, perché se è vero che la mortalità tende ad essere più bassa, quando aumentano i casi cresce il numero dei decessi di conseguenza", ha spiegato. "Il numero di positivi sul numero di tamponi effettuati supera il 10%, quindi la proporzione di positivi sui test eseguiti è piuttosto elevata e questo è un segnale non del tutto buono", ha rimarcato con i dati di oggi alla mano.
Alla domanda sul procedere per "automatismi" nella classificazione del rischio nelle varie aree geografiche, ha risposto: "L'automatismo è previsto anche nel Dpcm. Non vuol dire che sia sempre tutto facile. L'Rt potrebbe essere anche fallace, perché se abbiamo una regione che non riporta con completezza i dati, potrebbe portarci a sottostimare l'incidenza. O se riporta i casi ma senza la data di comparsa dei sintomi, l'Rt tende a sballare. Non si può ricorrere sempre ad automatismi. Bisogna vedere la resilienza e la completezza dei dati".
"Le Regioni piu colpite sono la Lombardia, il Piemonte e la Campania che registrano molti postivi. Sono regioni che in termini di tasso di incidenza sono piuttosto alte, più o meno al livello della Lombardia; l'incidenza è elevata anche in Veneto mentre in Lazio vediamo un leggero incremento però sembra essere abbastanza graduale. poi ci sono regioni più piccole come l'Umbria con 500 casi circa, che in termini di incidenza sulla popolazione è piuttosto elevata", ha precisato.
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