di VINCENZO SPEZIALI
Ormai manca poco al varo del Governo Meloni, ma avremo indizi concreti -se non prove certe- in merito alla stabilità e alla relativa durata dell'esecutivo stesso, già con le presenze (ma, soprattutto con le assenze) dei suoi componenti.
Qualche idea, in merito, ce l'ho, ovvero bisognerà tenere d'occhio un 'tandem di genere' molto particolare, composto dal duo Belloni/Corsetto, cioè l'esserci o non esserci di entrambi (oppure di uno dei due) e solo dopo, capiremo se gli alleati atlantici -USA in testa- e l'UE, considereranno positivamente ed affidabile, la cooperazione, con il populistico destracentro italiano.
Su questo, ho i miei dubbi!
Premetto subito, la questione è di per sé mortificante, poiché rischiamo di venir relegati alla stregua di un Paese da operetta, anzi una colonia tutelata sub iudice, ma tant'è poiché in mancanza della politica, di un sistema proporzionale e pluripreferenziale (il quale seleziona, credibilmente e naturalmente, la classe dirigente), l'accozzaglia di non professionisti della materia di specie (la politica, per intenderci!) succedutisi -tranne che in rarissimi casi!- dalla fine della prima repubblica (ovvero con la rivoluzione manettara ed apocrifa del 1992), ha prodotto tutto ciò, assieme ad un monstre e sdregolato aumento del debito pubblico.
Quest'ultimo, dagli anni a venire dopo 'Tangentopoli', non è servito -a differenza dell'epoca democristiana- a costruire un Paese serio, industrializzato, dotato di stato sociale razionale e dignitoso (cioè il contrario del reddito di cittadinanza, equiparabile alla questua), ma soprattutto, gli anni degasperiani, morotei, fanfaniani ed andreottiani (con un gigantesco Craxi), hanno vieppiù, costruito porti, aeroporti, stazioni, strade, centrali e sconfitto i vari terrorismi, ovvero il rosso, il nero e lo straniero.
Dopodiché il diluvio -non quello di Luigi XIV, semmai dei pasdaran giacobini, annidiati (in qualche 'palatium iuris', da Milano a Palermo (passando per Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli)- con l'aggravante di vedere le istituzioni, abitate da abusivi (definiamolo così, per carità di patria), senza arte né parte, visione ed emozione, speranza e certezza.
Adesso, siamo nel bel mezzo di plurime emergenze (bellica, energetica, alimentare e persino con la coda di quella sanitaria) e nello schieramento elettorale vincente (sebbene pro tempore), assieme alle riflessioni -assolutamente lecite e ovvie- circa la valutazione dei nomi che dovrebbero ricoprire i ruoli di ministri chiave, si aggiungono le fibrillazioni per trovare 'un posto al sole' non ad una personalità stile Tina Anselmi, bensì, nientepopodimeno che come Licia Ronzulli, dico Licia Ronzulli.
Ovviamente, non insulto nessuno e chicchessia, nel richiamare giusto limite e stile consono, però se l'agenda ha tal suddette priorità, verrebbe da dire, realisticamente, Mater Dei gratia plena!
In tutto ciò, quindi, si inserisce la lucidissima intervista di Renzi (rilasciata ieri, 2 Ottobre), dove disegna il percorso del, non terzo polo, bensì di quello moderato, esistente, nella prospettiva di divenire Partito -in embrione concepito, ma ancora non nato- dove si potranno canalizzare le forze popolari e riformiste, le quali dovranno avere un interfaccia internazionale, soprattutto come comune cultura politica di riferimento.
Già Emanuel Macron -presidente francese in carica- sta tessendo questa fitta e delicata tela, epperò, aggiungo pure, quanto il sottoscritto -forte di legami personali con la leadership dell'Internazionale Democristiana (e di ufficiali ambiti del collateralismo laico e fideistico)- sostiene che non si possa e non si debba escludere il PPE dalla costruzione continentale del nuovo rassemblement, poc'anzi accennato, in quanto non si dovrà permettere che i popolari europei scivolino, per Intero, in un magma conservatore.
Per questo, difatti, vi sono quelli che riconoscono alla Meloni il ruolo guida, sottacendo l'aspetto di come essa, non sia, propriamente, lady Margaret Thatcher, semmai di deve fare in modo di indurre ad un ritorno alle origini, lo stesso Partito Popolare Europeo, ovvero quello del campo solidale, riformista e umanisticamente integrale, perciò mariteniano.
Orsù, dunque a noi tutti, quindi, poiché nel riuscire in quel che stiamo tentando di fare, con Renzi e Calenda, potremmo dire -al pari di quanto ci ha insegnato Aldo Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro)- "bei tempi s'annunciano", pur nella traversia e nelle tribolazioni che affrontiamo in questo triste periodo, ma che solo i professionisti della politica, possono gestire.
Non certo, gli avventisti della settima notte o i neofiti, elevati a sistema.
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