"I dati Istat sull’occupazione sono la fotografia di un sistema economico e produttivo al collasso.
Il 2020 si è caratterizzato per la perdita di oltre quattrocentomila posti di lavoro, trecentomila imprese hanno abbassato definitivamente le saracinesche. La perdita di circa il 14% di ore lavorate testimonia il calo importante della produzione. L’aumento della percentuale di inattivi nella fascia d’età che va dai 15 e 64 ani che, con circa quattrocento mila unità in più, quasi al 36%". Così in una nota stampa di Pierpaolo Pisano, Responsabile del Dipartimento Lavoro e crisi Aziendali FDI.
"Un crollo economico e sociale verticale certamente da ricondurre alla crisi legata alla pandemia - prosegue - ma inevitabilmente complicato dalle scelte infelici dei governi Conte ed oggi dalla continuità del governo Draghi. Inutile dire che il quadro economico nel mezzogiorno d’Italia è ancor più preoccupante. In Calabria l’Osservatorio sul mercato del lavoro certifica cento quarantasei mila disoccupati e ben cinquecento settantasette mila inattivi. Un vero e proprio esercito lasciato in panchina considerata l’assenza di vere e proprie politiche di sviluppo per il mezzogiorno a livello nazionale. Per favorire una reazione celere e decisa occorre una programmazione economica che metta al centro il Lavoro ed i Lavoratori e che consenta all’Italia di uscire prima possibile dal pantano della crisi. Una programmazione che sfrutti le importanti risorse del Recovery Fund rispetto ai temi del Lavoro e Sviluppo".
"Le risorse del Recovery Fund - evidenzia Pisano - rappresentano un’occasione irripetibile per una regione dal tessuto fragile come la nostra. Evitando che queste vengano dissipate in tanti rivoli ed interventi a pioggia diversamente destinandole ad interventi mirati e strategici legati ai bisogni ed alle peculiarità strettamente legate al territorio. Potenziamento della rete sanitaria, Industria del Turismo, grandi opere e agricoltura. Sotto gli occhi di tutti gli osservatori i danni legati al reddito di cittadinanza. Sia ben chiaro, occorre sempre salvaguardare le fasce deboli e contrastare la sacche di povertà del tessuto sociale, ma tutto ciò non può essere presentato come investimento capace di creare lavoro e garanzie per migliaia di connazionali costretti a stare alla finestra o addirittura a lasciare l’Italia per andare a cercar fortuna all’estero. Invece il rifinanziamento fino al 31 dicembre 2021, destinato all’impiego dei navigator, sembra andare in direzione di continuità con il recente passato. Si decide dunque di perpetuare un fallimento".
"Per uscire dalla crisi economica, che è inevitabilmente sociale, - ribadisce - sarebbe indispensabile focalizzare l’attenzione sul tema di politiche attive che consentano il reinserimento nel mercato del lavoro di chi oggi l’ha perso e di chi purtroppo lo perderà. Occorrono investimenti sulla formazione professionale che arricchiscano il know-how delle aziende e dove possibile contribuiscano a creare dei nuovi profili professionali legati alle peculiarità di sviluppo dei territori e delle filiere produttive. Chi al governo ha pensato di risolvere tutto con l’attivazione del Fondo nuove competenze ha dimenticato che non tutte le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, potevano soddisfare i criteri di accesso allo stesso. Ecco perché occorre cambiare rotta ma soprattutto approccio risolutivo del problema lavoro nella nostra nazione. Un approccio volto ad unire una nazione sempre più scollata socialmente ed economicamente. Poiché il futuro arriverà, - conclude Pisano - ma sarà positivo se ci troverà pronti alle nuove sfide economiche del dopo pandemia. Non esiste economia senza lavoro. Non esiste un futuro senza un presente, ma soprattutto non esiste futuro per l’Italia senza un risorgimento sociale ed economico che parta dal mezzogiorno".
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