di Claudio Maria Ciacci
Nei giorni scorsi, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono state oggetto di insulti gravissimi sui social, fino all’augurio vile e inaccettabile di contrarre una malattia. Non si tratta di politica, ma di violenza verbale, e chi la pratica dimostra di non avere argomenti né cultura.
Viene spontaneo chiedersi: che fine ha fatto la politica ideologica di un tempo? Quella che si formava sui libri, sui giornali, nei circoli culturali, dove si discuteva animatamente, ma con cognizione di causa? Oggi, troppo spesso, il confronto è sostituito da qualche riga velenosa digitata sullo schermo di un cellulare.
E la povertà di pensiero si traveste da coraggio dietro l’anonimato di un profilo social.
Esprimo la mia piena vicinanza a Wanda Ferro, colpita in modo ingiustificabile sul piano personale prima ancora che politico. A lei va anche il mio affetto, perché so quanto certi attacchi colpiscano profondamente chi si spende con passione e serietà per il proprio Paese. La critica, anche aspra, è parte della democrazia; la maledizione, invece, è la firma di chi rinuncia al confronto e sceglie l’odio.
La politica sana si misura sulle idee e sui progetti, non sugli insulti. È ora di tornare a un dibattito che abbia spessore, dove lo scontro, anche duro, serva a far crescere e non a distruggere. A Wanda Ferro, con stima e affetto, e alla presidente Meloni va la mia solidarietà e la mia condanna per questi comportamenti indegni. Un abbraccio.
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