Oggi è la giornata della memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo. Il ricordo de "La Nuova Calabria"

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Oggi, 3 maggio, giornata mondiale della Libertà di Stampa. Un diritto di tutti
  03 maggio 2020 12:42

3 maggio, giornata mondiale della libertà di stampa e in memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo.

"La Nuova Calabria" ricorda "tutti quei "giornalisti giornalisti" che hanno deciso di sfidare la criminalità organizzata, pur di onorare il proprio mestiere:

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"Giancarlo Siani (Napoli, 19 settembre 1959 – Napoli, 23 settembre 1985) assassinato dalla camorra.
Cosimo Cristina (Termini Imerese, 11 agosto 1935 – Termini Imerese, 5 maggio 1960) assassinato dalla mafia.
Mauro De Mauro (Foggia, 6 settembre 1921 – ...scomparso a Palermo il 16 settembre 1970) è stato rapito da cosa nostra e mai più ritrovato.
Giovanni Spampinato (Ragusa, 6 novembre 1946 – 27 ottobre 1972) assassinato dalla mafia.
Mario Francese (Siracusa, 6 febbraio 1925 – Palermo, 26 gennaio 1979) vittima di mafia.
Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942 – Lenzi di Valderice, 26 settembre 1988) vittima di un agguato mafioso.
Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978) assassinato dalla mafia.
Giuseppe Fava detto Pippo (Palazzolo Acreide, 15 settembre 1925 – Catania, 5 gennaio 1984) ucciso da cosa nostra.
Giuseppe Aldo Felice Alfano detto Beppe (Barcellona Pozzo di Gotto, 4 novembre 1945 – Barcellona Pozzo di Gotto, 8 gennaio 1993) ucciso per mano della mafia"

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Oltre a loro ricordiamo:
"Carlo Casalegno (Torino, 15 febbraio 1916 – Torino, 29 novembre 1977) ucciso dalle Brigate Rosse; fu il primo giornalista ucciso da terroristi durante gli anni di piombo.
Walter Tobagi (Spoleto, 18 marzo 1947 – Milano, 28 maggio 1980) venne assassinato in un attentato terroristico perpetrato dalla Brigata XXVIII marzo.

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E nel ricordo di tutti i nostri colleghi uccisi per quello che facevano, e soprattutto scrivevano, vogliamo infine ricordare il passaggio breve, ma altamente rappresentativo, di una intervista a Giancarlo Siani.

“Non ha paura a scrivere certe cose?”
“Ogni tanto sì”
“E allora perché lo fa?”
“Perché è il mio lavoro, perché l’ho scelto. E non è che mi senta particolarmente coraggioso nel farlo bene. E’ che la criminalità, la corruzione, non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. Allora quello che un giornalista-giornalista dovrebbe fare è questo: informare”.

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