di EDOARDO CORASANITI
Premeditazione. Per il pubblico ministero Domenico Assumma c’è un solo modo per sintetizzare l’omicidio commesso a maggio 2019 a Miglierina da Giuseppe Arabia (31 anni) nei confronti di Cesare Falvo: premeditazione. E allora la conseguenza numerica della convinzione del sostituto procuratore si traduce con la richiesta a 21 anni e 2 mesi.
Da quanto ricostruito dopo il fatto, Falvo avrebbe rivolto alla compagna di Arabia degli apprezzamenti. L'uomo, in preda ad un raptus di gelosia, avrebbe colpito all'addome, con una sola coltellata, la vittima per poi fuggire in automobile e occultare l'arma.
Durante la requisitoria di questa mattina davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro presieduta da Alessandro Bravin, il pm ha fatto notare come Arabia all’interrogatorio fornisce elementi diversi rispetto al dibattimento. “La dinamica dell’accaduto conferma la premeditazione: uscire da casa- tornare- prendere il coltello. Un iter idoneo a configurare la trama della premeditazione. Inoltre, Arabia viene a conoscenza degli approcci sessuali di Falvo già tempo prima, e lo conferma durante l’interrogatorio di garanzia al Gip”.
Sul piano delle intercettazioni, il pm Assumma continua nel dire che l’imputato in aula non fa mai riferimento ad una presenza di una pistola a Cesare Falvo. E anche la perquisizione fa trovare a casa di Falvo un solo coltello, di dieci centimetri”.
Dunque, la richiesta al collegio formato da giudici togati e popolari: esclusione dell’aggravante dei futili motivi e ritenuta la premeditazione, concessione delle generiche equivalenti, con la continuazione. Per un quantum di 21 anni e 2 mesi.
Alla richiesta di condanna si è associato il difensore della parte civile, l’avvocato Giuseppe Spinelli, convinto della responsabilità penale dell’imputato, della premeditazione e del progetto omicidiario dell’imputato.
Il legale ha fornito le chat, le ragioni che avrebbero determinato l’omicidio, la dinamica dell’uccisione: sorprendendo Falvo, in modo eclatante.
Prima della sentenza, toccherà alla difesa di Giuseppe Arabia cercare di fornire elementi fattuali e di diritto alternativo ai magistrati. Arabia è assistito dagli avvocati Anselmo Torchia e Raffaele Elio Bruno.
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