di EDOARDO CORASANITI
Ventidue agosto 2010: sulla spiaggia di Soverato arriva un uomo mascherato con un casco da motociclista e spara a bruciapelo 4 colpi di una pistola calibro 7.65. E' un agguato senza precedenti, di fronte a centinaia di bagnanti, dove muore Fernando Rombolà. Assassinato di fronte alla moglie, Rombolà è un membro della cosca rivale e i nemici dovevano dare una punizione esemplare nella faida dei boschi che ha coinvolto il soveratese e le preserre. Una scia di sangue lunghissima, interminabile, combattuta anche per le strade e nei luoghi pubblici dei paesi.
Oggi la Corte d'Appello di Catanzaro ha rideterminato una condanna e ne ha confermate due: restano all'ergastolo il boss di San Sostene Fiorito Procopio (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino) e Michele Antonio Lentini (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Nicola Cantafora), ritenuti i mandanti dell'omicidio, mentre 30 anni sono stati comminati a Pantaleone Gullà (difeso dall'avvocato Marinella Chiarella), ritenuto l'uomo che ha premuto il grilletto.
L’omicida si era poi allontanato a bordo di una moto di grossa cilindrata condotta da un complice, che venne ritrovata incendiata ad alcune centinaia di metri di distanza dal luogo del delitto. Solo cinque anni, nel luglio 2015, sono stati individuati i presunti responsabili. Il 4 dicembre 2018 invece la prima sentenza: ergastolo per tutti e tre. L'Appello ha modificato solo leggermente la portata sanzionatoria.
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