Difetto di notifica: è il motivo per cui la Procura distrettuale di Reggio Calabria, coordinata da Giuseppe Lombardo, ha rinviato al prossimo 4 giugno gli accertamenti tecnici di tipo biologico sull’autovettura dell’ex sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonino Scopelliti, assassinato a Campo PIale (RC) il 9 agosto del 1991 dalla mafia. Gli esami, in presenza delle parti, erano stati programmati per oggi, ma alcuni degli avvisi inviati per tempo dai magistrati della Procura agli indagati e ai familiari di Scopelliti, sono risultati inevasi. La Procura distrettuale reggina aveva iscritto inizialmente nel registro delle notizie di reato 24 persone in relazione all’assassinio di Scopelliti, ma negli ultimi anni sono deceduti il boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro, il capo dell’omonimo clan di ‘ndrangheta, Giovanni Tegano, e Francesco Romeo, messinese, cognato di Nitto Santapaola, uomo che avrebbe messo a disposizione a Messina un garage per occultare gli automezzi – tra cui la maxi moto Honda Gold Wing - usati nell’agguato. Tra gli indagati, inoltre, figurano personaggi di primissimo piano di Cosa nostra catanese e della ‘ndrangheta calabrese, senza la cui ‘autorizzazione’ – sostengono gli inquirenti – la mafia siciliana non avrebbe potuto uccidere Antonino Scopelliti, che era stato designato a sostenere la pubblica accusa nel maxiprocesso alla mafia.
La svolta nelle indagini, a distanza di 34 anni della morte del magistrato calabrese, sarebbe stata fornita dalle recenti testimonianze del pentito catanese Maurizio Avola, autoaccusatosi di una cinquantina di omicidi, molti dei quali commessi su mandato di Nitto Santapaola. Avola ha confessato agli inquirenti reggini di avere guidato l’imponente moto giapponese utilizzata nell’agguato lungo i tornanti che collegano Campo Piale alla Statale 18, con a bordo anche Vincenzo Salvatore Santapaola, giovanissimo all’epoca del tragico fatto, il quale ha aperto il fuoco con una doppietta a canne mozze caricata a pallettoni contro il magistrato, inerme e senza scorta, dopo avere affiancato la sua Bmw 316i. E fu lo stesso Maurizio Avola a far ritrovare l’arma del delitto – un fucile calibro 12 di fabbricazione spagnola - occultata in un borsone e sotterrata in un fondo agricolo di Belpasso, in provincia di Catania. Toccherà, dunque, il prossimo 4 giugno ai tecnici del Gabinetto di polizia scientifica della Questura di Reggio Calabria, riuscire a individuare ‘materiale biologico’ sulla vettura del magistrato ucciso, nella speranza di individuare riscontri investigativi tali da potere ricostruire almeno la dinamica dell’agguato e suffragare le responsabilità dei presunti mandanti ed esecutori che hanno ucciso Antonino Scopelliti nel tentativo di far saltare il primo maxiprocesso contro la mafia siciliana.
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