di STEFANIA PAPALEO
Sessanta giorni. Sessanta giorni per mettere un primo punto fermo nell'indagine che ruota intorno alla morte di Antonio Demasi, l’operaio sessantenne deceduto mercoledì scorso durante un intervento al depuratore comunale di Guardavalle Marina.
E' questo il tempo concesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, rappresentata dal sostituto procuratore Stefania Caldarelli, ai dottori Saverio Gualtieri e Matteo Sacco che, in qualità di Ctu, hanno eseguito l'autopsia sul corpo della vittima, al fine di determinare cause della morte ed eventuali responsabilità a carico dell'imprenditore siciliano Eugenio Tageo, destinatario di un avviso di garanzia - come atto dovuto - per omicidio colposo, nella sua qualità di titolare della ditta esterna affidataria del servizio di manutenzione dell’impianto di depurazione comunale dove mercoledì 11 giugno si è consumata la tragedia.
Ad affiancare i Ctu della Procura, questa mattina c'erano anche i periti di parte, ovvero i dottori Piercarlo Rizzi (nominato dagli avvocati Francesca Attinà e Giovanni Maria Cirio nell'interesse dei familiari di Demasi) e Pierantonio Ricci (nominato dagli avvocati Aldo Casalinuovo e Bruno Lene, difensori di fiducia dell'imprenditore Tageo).
Ancora due mesi di attesa, dunque, per avere le prime risposte alle drammatiche domande lanciate dai familiari di Demasi, che mercoledì scorso, intorno alle 19, lo avevano trovato accasciato al suolo senza vita dopo essere andati a cercarlo sul posto di lavoro preoccupati dal mancato ritorno a casa e dal telefono cellulare che squillava a voto. Da lì l'urlo di dolore e la richiesta di aiuto ai carabinieri della Compagnia di Soverato che, giunti sul posto insieme ai tecnici di Nisa e Spisal, hanno ipotizzato una caduta dell'operaio dalla scala sulla quale stava lavorando alla tinteggiatura di una parete dell'impianto in completa solitudine.
Una caduta da circa 4 metri di altezza che gli è stata fatale. Nessuno con lui a prestargli soccorso. Da una prima ricostruzione, infatti, pare che l'uomo stesse lavorando da solo, circostanza che allunga la scia di inquietanti interrogativi in attesa di risposte.
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