“Se in Italia ogni diplomato per diventare medico deve aver superato l’accesso alla Facoltà di medicina e chirurgia, essere abilitato all’esercizio della professione, essere iscritto all’Ordine Professionale e, in caso di aspirazione ad accedere al SSN, concorrere per un posto alla scuola di specializzazione, ecco che per ovviare alla mancata programmazione nazionale di medici specialisti, la regione Calabria con un semplice “colpo di spugna”, rimedia 497 medici cubani, attraverso un accordo di cooperazione con una società commerciale con capitale totalmente cubano, per la fornitura di medici e sanitari”. Questo è il primo commento del Presidente della Federazione CIMO-FESMED aderente a CIDA.
In sintesi, i medici cubani avranno un rimborso per le spese di trasferta di 1.200 euro/mese e saranno pagati 20,20 euro/ora per assicurare 40 ore di lavoro a settimana dal lunedì al venerdì.
Rincara il Presidente Quici “al di là della facile battuta che vedrebbe, a questo punto, i medici dipendenti italiani garantire i turni festivi e pre festivi, ciò che colpisce è l’estrema superficialità della regione Calabria nell’aggirare quelle norme e leggi cui, a quanto sembra, solo i cittadini ed i lavoratori italiani sono obbligati a rispettare”.
Per la Federazione, che ricomprende ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED, si tratta di somministrazione di manodopera a tutti gli effetti perché non sono previsti contratti professionali individuali e in forma scritta con i singoli medici specialisti ma un accordo siglato dalla regione con un intermediario.
Non sono pagati direttamente i medici che prestano lavoro, ma chi li procura. Si ravvisa, pertanto, l’ipotesi di somministrazione illecita o irregolare di manodopera, rispetto alla quale la Federazione CIMO-FESMED sta valutando la via giudiziale da intraprendere.
er la sanità calabrese serve "una risposta strutturale" e, per sopperire alla grave carenza dei medici, "prima di ricorrere ai professionisti cubani è necessario provare a trovare risorse interne, penso ai pensionati oltre che agli specializzandi". E' la riflessione del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, sull'accordo firmato dal governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, per l'assunzione a tempo determinato di circa 500 medici provenienti da Cuba. "La Calabria è la Regione in cui c'è il maggiore disagio per la professione medica. Sia per le strutture che per i professionisti. Di fronte a un fallimento generale degli interventi fino ad ora fatti sul sistema sanitario regionale il Governatore doveva giustamente trovare una soluzione", ammette Anelli.
In questo contesto la preoccupazione maggiore, per il presidente Fnomceo, "è quella legata alla verifica dei titoli e della qualità della formazione. La legge consente questa attività alle Regioni in deroga, non più al ministero della Salute. Questo ci crea forti perplessità. Non abbiamo nulla nei confronti dei colleghi cubani ma vorremmo che, in ogni caso la qualità, che con estrema difficoltà in Italia abbiamo strenuamente voluto e che è frutto di un complesso percorso formativo, fosse garantita anche per i colleghi che vengono dall'estero. Temiamo che la deroga di legge rispetto ai riconoscimenti dei titoli faccia abbassare il livello di qualità. Per questo chiediamo alle Regioni di riferirsi, in ogni caso, alla lunga esperienza del ministero in questo campo per i meccanismi di verifica".
Per Anelli "prima di arrivare ai medici cubani bisogna esperire tutte le possibilità in Italia, ivi compreso l'utilizzo dei medici pensionati. Questo perché in Italia abbiamo un percorso formativo certo, qualificato. Se è necessario ricorrere a risorse esterne, e la legge oggi lo consente alle Regioni - conclude - è necessaria una reale verifica di titoli. Ed è questo che chiediamo".
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