Operazione "Call me", Curcio: "La 'ndrina La Rosa impartiva direttive dal carcere grazie all'uso di cellulari e tablet"

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Operazione Call me clan La Rosa

Nel 2024 individuati e sequestrati in vari istituti penitenziari 2252 apparati radiomobili clandestini e intercettati soggetti che facevano circa 2mila telefonate la settimana

  08 aprile 2025 13:58

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

“La 'ndrina La Rosa impartiva direttive dal carcere grazie all'uso di cellulari e tablet".

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Lo rende noto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Salvatore Curcio, nel corso della conferenza stampa mattutina svolta nella sede della Procura della Repubblica del capoluogo di regione per descrivere l’operazione “Call me”. 

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“La Guardia di Finanza col supporto dello Scico di Roma ha eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di 10 persone di cui 7 in carcere e 3 ai domiciliari. È stata colpita la ‘ndrina La Rosa facente parte della costellazione dei Mancuso di Limbadi la cui esistenza era stata già accertata con sentenze passate in giudicato che risalgono al 1990”.

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Secondo Curcio “la peculiarità dell’investigazione riguarda una problematica nazionale che sta assumendo i contorni di un allarme sociale: l’utilizzazione da parte di soggetti detenuti di dispositivi di comunicazione: cellulari, tablet e comunicazione telematica wi.fi. È un problema serio che si trascina da anni e che ha indotto il legislatore e introdurre il reato 391 ter che punisce l’utilizzo di cellulari da parte dei detenuti”.

I dati diffusi dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria individuano “nel 2022 la scoperta e il sequestro di 1084 apparati radiomobili clandestini; nel 2023 salgono a 1595 e nel 2024 gli apparati individuati e sequestrati nelle carceri arrivano a 2252. Il dato è allarmante – averte Curcio -. La comunicazione incontrollata di soggetti detenuti per gravissimi reati come associazione e/o associazione terroristica rappresenta un vulnus alla sicurezza pubblica non indifferente. Abbiamo riscontrato l’ultrattività criminale della ‘ndrina La Rosa su territori di Tropea e Ricadi attraverso l’utilizzo di cellulari per la comunicazione con i propri sodali che proseguivano nelle estorsioni sul territorio. Venivano dati suggerimenti, direttive su come comportarsi. Uno degli indagati raggiunti da provvedimento restrittivo è già in stato di detenzione”.

Poi dice: “Possibili soluzioni potrebbero essere la schermatura degli istituti penitenziari per evitare il passaggio delle onde, ma ci sono anche altre possibilità. In Francia sono stati utilizzati i dissuasori che creano una sorta di nebbia elettronica che impedisce alle onde di propagarsi. Così anche in Germania e Regno Unito. Negli Stati uniti invece ci sono sistemi più costosi: i doganieri digitali che creano una rete di cellulari fittizi che filtrano ogni dispositivo e una volta agganciati quelli autorizzati vengono lasciati liberi, quelli non autorizzati vengono identificati e bloccati all’istante. Ben venga qualsiasi soluzione perché abbiamo raggiunto un livello tale che una qualche soluzione deve essere adottata”.

Eugenio Bua, comandante provinciale Guardia di Finanza di Vibo Valentia:  "Attività riuscita grazie alla sinergia in tutte le sue componenti. Operazione strutturata perché ci ha con sentito di eseguire misure su tutto il territorio nazionale: Lombardia, Toscana, Umbria, Abbruzzo, Campania e l’uso di circa 90 militari col supporto aereo”. 

Colonnello Pierpaolo Manno, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro: “Ulteriore elemento investigativo che emerge dall’inchiesta odierna è il ruolo delle donne di ‘ndrangheta. Il collegamento tra soggetti detenuti e l’esterno veniva supportato dalle donne, compagne e mogli, dei soggetti che sostanzialmente hanno continuato a detenere rapporti sul territorio”.

Salvatore Tramis, comandante Nucleo di Polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza afferma: “Schede Sim intestate a soggetti extracomunitari. L’ascolto di queste intercettazioni ha consentito alla Guardia di Finanza sinergicamente con lo Scico di acquisire elementi su vari delitti fine come l’estorsione e il trasferimento fraudolento di valori. Le donne nello specifico hanno un ruolo e due in particolare sono ristette al 41 bis. Gli istituti di pena sono quelli di l’Aquila, Milano Opera, Terni, Prato, Vibo Valentia, Secondigliano, Trapani e Siracusa”. 

E ancora: “I proventi estorsi venivano definiti arancini, polpette, litri d’olio e confluivano nella cassa comune, la bacinella gestita dai familiari più stretti e il controllo del territorio veniva gestito da soggetti affini che provvedevano al ritiro del contante dai commercianti”. 

Infine, il Tenente colonnello Fabrizio Notaro della Guardia di Finanza di Vibo Valentia snocciola numeri: “Abbiamo monitorato circa 30mila conversazioni, una cinquantina di cellulari e soggetti che facevano circa 2mila telefonate la settimana”. 

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